martedì 14 gennaio 2014

I pannolini lavabili

I pannolini lavabili
In rete è semplicissimo trovare articoli e vignette che illustrano i vantaggi dei pannolini lavabili rispetto a quelli usa e getta, parlano di vantaggi sotto i punti di vista economico, ecologico, igienico/sanitario  e persino pratico ed estetico! Io non ho mai pensato usare usa e getta, ne ho una conoscenza puramente teorica quindi non posso fare paragoni: parlerò solo di lavabili. Per analogo motivo invito a non ascoltare chi parla di lavabili senza averli provati, o avendone provato un solo tipo senza la giusta informazione.
A me la scelta è sembrata ovvia, del resto nella nostra famiglia cerchiamo di ridurre l’usa e getta al minimo. Ci troviamo così bene che non ci è mai venuto in mente di cambiare strada. Prima che nascesse la nostra bambina in tanti avevano provato a dissuaderci, noi però eravamo pronti a fare tutti i sacrifici necessari. La bimba è nata e… sacrifici? Immagino che la nostra routine sia diversa da quella di chi non li usa, ma non possiamo proprio parlare di sacrifici. La nostra routine pannoliniera è tutta dentro casa, non ci è necessario seguire i tempi del mondo fuori perché nulla entra e nulla esce se non dallo scarico. E abbiamo una figlia a cui piace guardare il cestello della lavatrice che gira… e la mamma che stende il bucato raccontandole la storia dei suoi pannolini. Invece non abbiamo tutti i problemi che ci erano stati paventati: di puzza, di cacca fin nei capelli, di bollette da capogiro. Un po’ di impegno serve, ma è questione di priorità: preferisco mettere impegno qui che in altre faccende.
La mia bambina è nata alla fine della primavera, devo ammettere che l’estate mi ha indotto molte volte in tentazione:  ho visto dei pannolini talmente belli che spesso alla tentazione ho ceduto e me li sono portati a casa. Per fortuna che è arrivato l’autunno e con lui i vestiti sopra al pannolino, mi spiace coprire quelle meraviglie ma almeno adesso quando vedo un pannolino che vorrei mi dico che tanto dovrei nasconderlo, e lo lascio dov’è.
Studiare?
Ecco, il grande difetto dei lavabili: bisogna studiarli! È il rovescio della medaglia, lo scotto da pagare per poter trovare il pannolino perfetto. Capita spesso che una mamma si lanci piena di buoni propositi e poi abbandoni perché il pannolino che ha provato non ha funzionato… a quella mamma bastava che qualcuno le dicesse che ne esistono altri tipi, che analizzando i problemi che ha avuto col suo pannolino se ne può cercare un altro che li risolva. Diffidare dai negozi che ne tengono un solo modello e dai commessi che dicono che quello è il migliore di tutti. Non è vero! La verità è che per ogni genitore, ogni bimbo, ogni organizzazione famigliare c’è un pannolino giusto e non per tutti è lo stesso. Addirittura nella nostra famiglia abbiamo pannolini diversi per occasioni diverse. E talvolta riusciamo anche ad abbinarli ai vestiti. 
La risorsa più grande per chi vuole studiare i pannolini lavabili? Le altre mamme, quelle che li usano. Magari quelle che hanno due/tre/quattro figli: per avere la dimostrazione che si può fare senza sacrificare la propria vita alla cacca. Un pomeriggio e un tè con una di loro, spargendo il suo corredo sul tavolo da pranzo, vale più di mille istruzioni scaricate da internet. Non sono ancora molte in giro queste mamme, ma spesso hanno l’abitudine di raggrupparsi e associarsi, possono organizzare incontri aperti e pannolinoteche.
Come sono fatti?
Servono due cose in un pannolino: una parte assorbente, interna, e uno strato impermeabile, esterno. Il resto sono optional. La parte assorbente può essere di tessuto naturale (i più diffusi sono cotone, canapa e bambù, lavorati in spugna, flanella o velour) o sintetico (microfibra, mi raccomando: mai a contatto con la pelle!). I tessuti naturali hanno il vantaggio di assorbire molto e rilasciare poco… per questo motivi sono tanto ottimi nei pannolini quanto lunghi a scendere dallo stendino, la microfibra assorbe meno e rilascia subito se strizzata ma asciuga in fretta. Lo strato impermeabile è fatto nella maggior parte dei casi di PUL, poliuretano laminato: è un tessuto sintetico brevettato, impermeabile ma traspirante. Anche la lana e il pile possono essere usati da barriera esterna, non bagnano ma trasudano l’umidità (le proprietà della lana sono molto interessanti, ma non mi dilungo perché non l’ho ancora provata). Queste due parti possono essere combinate insieme in molti modi (cucite, abbottonate, infilate, …) secondo il modello di pannolino.
Spesso c’è anche un terzo elemento: lo strato a contatto con la pelle del sederino. Se la parte assorbente è in tessuto naturale può essere tranquillamente lasciata a contatto con la pelle, se invece è in microfibra è indispensabile uno strato di stoffa che la separi dalla pelle. Questo strato può essere anch’esso in tessuto naturale o sintetico (spesso è micropile ma esistono anche altri tessuti brevettati), i tessuti naturali restano più umidi, quelli sintetici più asciutti (il principio è lo stesso dell’abbigliamento sportivo) e questo tessuto va scelto osservando la reazione della pelle agli uni e agli altri. È molto comodo che questo strato sia semplicemente un velo rettangolare da appoggiare all’interno del pannolino prima di chiuderlo: in questo modo protegge anche il pannolino dalla cacca e ne rende più semplice la gestione in fase di stoccaggio e lavaggio. In questo caso parliamo di velini raccoglicacca e li possiamo trovare sia di stoffa sia usa e getta biodegradabili. Quelli usa e getta sono comodi per non pensare a come lavare la cacca, si butta e basta, ma anche quando è necessario utilizzare sulla pelle creme e oli che potrebbero rovinare il pannolino.
Ok, ci sono tante possibilità: come si fa a scegliere?
Si può scremare tra le tante possibilità analizzando le proprie esigenze pratiche. Pensando, per esempio, alle modalità di asciugatura: se in casa c’è un’asciugatrice non ci sono problemi, se invece non c’è e lo spazio per stendere è anche poco si cercherà di pensare a qualcosa che asciughi in fretta, per esempio a degli inserti assorbenti formati da teli sottilissimi ripiegati più volte.  Se il tempo a disposizione non è molto, si possono cercare modelli che non debbano essere montati e smontati prima e dopo ogni utilizzo.
E poi è necessario provare. Si può essere sicuri della scelta solo dopo aver provato. Può essere molto costoso… oppure no: esistono molti modi per provare diverse tipologie di pannolini spendendo poco, pochissimo o nulla. Una è il ricorso al prestito in pannolinoteca. Un’altra è l’acquisto di usato a prezzi sicuramente contenuti rispetto al nuovo, e così come si sono acquistati si possono rivendere i pannolini che non si trovano pratici rientrando della maggior parte della spesa. Per utilizzare in sicurezza un pannolino già usato è sufficiente lavarlo a 60°, ma per essere proprio sicuri di aver debellato il debellabile esistono disinfettati utilizzabili anche sui pannolini (non il più noto in commercio!).
Io non  ho scelto… confidando nei metri di filo per stendere e nel sole estivo ho deciso di provare un po’ di tutto. Raramente mi sono trovata davvero male. Non aver comprato tanti pannolini tutti uguali mi ha messo al riparo dalla sorpresa di aver speso tanti soldi in qualcosa di inutile.
Le taglie?
I bimbi crescono e i pannolini li seguono. Moltissimi pannolini in commercio sono taglia unica, cioè sono dotati della possibilità di essere adattati alla taglia del bambino, questo consente di procurarsi un unico corredo da utilizzare dalla nascita (in realtà però non vestono neonati nella media: io ho iniziato a usarne qualcuno da 3,8 kg e molti erano ancora grandi) al vasino. Esistono anche pannolini a taglie, in genere si dividono in tre: la più piccola per i neonati, la seconda è quella che si usa per più tempo e non tutti arrivano alla terza ancora col pannolino.
E il punto di vista dei bambini?
I bambini vestono i pannolini lavabili senza nessun problema i pannolini lavabili, nonostante che a volte possano sembrare troppo ingombranti all’occhio adulto. Anzi permettono di tenere le anche in posizione fisiologica: noi abbiamo evitato la necessità del divaricatore grazie alla posizione mantenuta dalla nascita per via dei pannolini ingombranti. Poi l’ingombro è molto su un neonato, ma aumentando le necessità di movimento del bambino aumenta anche la sua stazza in proporzione al pannolino e la percezione dell’ingombro diminuisce… restando pur sempre un bel cuscino su cui far atterrare il coccige nelle cadute dei primi tentativi di equilibrio. Naturalmente modelli diversi hanno ingombri diversi: a volte riesco a capire che pannolino ha su la piccola solo osservando quanto è grande il suo sedere.
I pannolini lavabili non hanno nessuna controindicazione dal punto di vista igienico. Mi danno il vantaggio di avere il controllo sulla loro igiene: decido io come e quanto lavarli. E mi danno la sicurezza di sapere con quali materiali sono stati realizzati. I problemi insorgono nel momento in cui… passa troppo tempo tra un cambio e l’altro.
In pratica, la routine?
La frequenza dei cambi consigliata per il benessere del bambino è di circa tre ore (identicamente per gli usa e getta), ma scegliendo opportunamente la parte assorbente, ad esempio preferendo i materiali naturali e aumentando gli strati di tessuto, si può arrivare a una tenuta di dodici ore, per esempio di notte. Si può decidere, ed è consigliato in estate, di non utilizzare lo strato impermeabile per rendere i pannolini ancora più freschi: in questo caso è necessario non utilizzare sopra altri indumenti e cambiare il pannolino molto spesso, anche ogni ora.
Il cambio è un cambio: si apre il pannolino, si pulisce il sederino, si prende un pannolino pulito, lo si infila sotto il sedere al posto di quello sporco e poi lo si chiude, facendo attenzione che siano abbastanza stretti il giro scoscia e il girovita in modo da non far uscire rivoli di pipì. Da dove arriva il pannolino pulito e dove va quello sporco?
Quello pulito è stato precedentemente montato, con tutti i suoi strati al posto giusto. Può essere lungo e macchinoso montare un pannolino o può non essere necessario se è già tutto cucito insieme: dipende dal modello. Può essere stato montato appena prima di posare il bebè sul fasciatoio, secondo le esigenze di quel momento, oppure può essere stato montato direttamente nel momento in cui è stato ritirato dallo stendino: ciascuno si organizza come meglio crede, io faccio un po’ così e un po’ cosà. Ci sono anche pannolini che vengono montati infilandoli: si veste prima la parte assorbente e poi sopra s’infila una mutandina impermeabile.
Quello sporco va lavato. Nulla impedisce di lavarlo a mano sul momento… ma io mi guardo bene dal fare questa fatica. Per me quello sporco va stoccato in attesa di lavaggio. E qui le scuole di pensiero sono tante: a secco, in ammollo, solo acqua, additivi, prerisciacquo, pretrattamento, spazzolata, … Descrivo il mio metodo, a secco: serve una grande wet bag (una borsa di PUL, possibilmente chiusa con la cerniera), ma anche un bidoncino di plastica va benissimo. Non lo smonto nemmeno il pannolino sporco, lo piego in due, lo infilo nella wet bag e chiudo la cerniera. Nello stesso modo si fa quando si è in giro, utilizzando una wet bag più piccola. Ogni tre giorni (ho una trentina di pannolini: col corredo standard di venti conviene farlo a giorni alterni) porto la wet bag piena davanti alla lavatrice e mi sporco le mani una volta per tutte smontando tutti i pannolini e infilando tutti i pezzi nel cestello. La cacca? Per adesso parlo ancora di cacca da lattante: inizialmente sciacquavo nel lavandino i velini sporchi di cacca prima di metterli nella wet bag, poi ho smesso e il filtro della lavatrice sta benissimo. Da quando abbiamo iniziato con gli assaggi a tavola, faccio attenzione solo ai residui di cibo che passano indenni l’intestino e arrivano nel pannolino.
Il lavaggio. Ho infilato in lavatrice un sacco di pannolini pieni di pipì: faccio partire un prerisciacquo, che nel mio caso è un lavaggio rapido senza detersivo (e senza centrifuga). Sciacquati i pannolini, siccome in lavatrice c’è ancora posto e non sarebbe ecologico (ed economico) sprecarlo, aggiungo al bucato anche asciugamani, lenzuola e biancheria. Scelgo un programma di circa un’ora a 40° (saltuariamente a 60°), uso un cucchiaio di detersivo (per 8 kg di bucato) e spesso anche uno di percarbonato, per igienizzare: esattamente come per un bucato qualsiasi.  Il detersivo dev’essere ecologico, un po’ per fissa, ma soprattutto perché non deve contenere additivi, come sbiancanti ottici, che si aggrappano alle fibre: più le fibre sono occupate da altre sostanze meno sono in grado di assorbire la pipì. Per lo stesso motivo il detersivo deve essere poco. D’estate la centrifuga al minimo e stendo al sole, d’inverno 800/1000 giri e stendo nei pressi delle stufe con l’accortezza di non mettere le parti di PUL a contatto con parti bollenti o sul getto d’aria calda.
Le macchie? D’estate funziona benissimo il sole: molte macchie spariscono esponendole al sole diretto. D’inverno ce le teniamo: non precludono la funzionalità e la salubrità dei pannolini e si attenuano coi lavaggi. È meglio non pretrattarle col sapone di Marsiglia perché può provocare l’effetto ceratura, cioè intasare i tessuti impedendone la funzione drenante/assorbente.
Ma quanto costano?
Quello che si decide di spendere. La comodità, ovviamente, costa: si può fare con cinquanta euro, tanta buona volontà e riciclaggio di tessuti usati, oppure se ne possono spendere duemila compreso il costo dell’asciugatrice. Il costo di un corredo medio è di tre/quattrocento euro (venti pannolini completi da quindici/venti euro) che può aumentare aumentando il numero dei pannolini o diminuire andando a cercare offerte che non è complicato trovare. Questo scegliendo pannolini taglia unica, nel caso si vogliano utilizzare dalla nascita con neonati più piccoli di 4 kg si può pensare di aggiungere al kit taglia unica un primo kit economico da usare il primo mese: può essere comodo per ottimizzare la spesa pensare dei minipannolini che poi siano riutilizzabili come inserti supplementari in quelli più grandi quando il bimbo cresce. Per stare comodi nella gestione dei pannolini lavabili si può aggiungere un centinaio di euro di accessori non fondamentali come wet bag, inserti supplementari, velini raccogli cacca, salviette, o anche per pannolini particolari per l’uso notturno.

♥ Mamma Giovanna ♥


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