venerdì 4 aprile 2014

I miei bambini sono nati con il sorriso - il mio viaggio dal tc al vbac

I miei bambini sono nati con il sorriso


21 agosto 2012 Nasce Lucia con TC d’urgenza (a 40+6)
Lucia è nata con un cesareo d’urgenza per “iniziale sofferenza fetale”, così è stata definita, anche se io dai tracciati non sono riuscita a coglierla, e “mancato impegno della parte presentata”. La gravidanza è stata fisiologica; a parte i primi 3 mesi di nausea costante, un pò di sciatalgia e infiammazione al tunnel carpale, stavo benissimo; ero seguita in consultorio dall’ostetrica, ho seguito i corsi pre-parto ed ero serena e felice di partorire.  Avevo avuto le prime contrazioni una domenica mattina di agosto, gestibili, ma essendo al primo parto ed avendo superato la data presunta del parto, andai comunque in ospedale a fare un tracciato; tutto a posto, era l’inizio dei primi prodromi, che ancora non avevano prodotto dilatazione. Passa così la domenica ed arrivo al lunedì mattina, le contrazioni iniziano ad essere più vicine ed intense, inizio a perdere un poco di sangue con muco e torno in ospedale, collo modificato ma ancora non siamo in travaglio, non sono “quelle giuste”. Al pomeriggio il ritmo si fa incalzante, vicine ed intense.. ci siamo, la mia bimba vuole nascere! Torno in ospedale dove mi ricoverano, siamo a 3 cm ed è appena iniziato il travaglio. Un misto di gioia, eccitazione e paura mi investe, sono qui e fra poche ore conoscerò mia figlia! Le ostetriche sono stupende, mi fanno sistemare in camera e mi fanno provare un pò di posizioni per trovare quella che più mi aiutasse a gestire le contrazioni; mi dissero di camminare, la forza di gravità avrebbe aiutato la mia bimba a scendere nel canale del parto, perché la sua testa era ancora alta e ci sarebbe voluto un pò ancora e mi lasciarono sola con il mio compagno. Erano le 16;00 circa del 20 agosto 2012, l’ospedale era pieno, un piccolo ospedale di primo livello, dall’ambiente famigliare ed intimo. Le ore passano ed inizio a gestire le contrazioni al meglio, verso sera arriva una ragazza a cui si sono rotte le acque con bimbo podalico,  la sistemano in camera con me e la preparano per il TC d’urgenza. Da quel momento  tutto inizia a precipitare.. In camera inizia un via vai di medici, infermiere, ostetriche, in più c’è il cambio turno, ed ogni volta che entrano per visitare lei, qualcuno visita me. Ora,  sorridendo, ricordo una frase letta su un gruppo di auto-aiuto tempo fa che racchiude la situazione in modo ironico: “mi sentivo un acqua santiera”. Solo che in quei momenti non era affatto piacevole. Mi sistemano su un tracciato (il terzo da quando sono arrivata in ospedale) e mi lasciano lì sdraiata per circa 2 ore, finchè il mio compagno va a chiamare qualcuno perché dovevo muovermi, non ce la facevo più. Inizio ad urlare, basta, così non va, nel frattempo la ragazza torna dalla sala operatoria con la sua meravigliosa bimba, e giustamente intorno a lei si raduna un nuovo gruppo di persone. Sono circa le 23;30… come passa lentamente il tempo! Mi visitano nuovamente: sempre solo 3 cm! Una ginecologa si affaccia e mi dice di non urlare, di respirare ed io la mando letteralmente al diavolo, chiedo di essere spostata in sala travaglio, per avere un po di tranquillità (ormai la sala era libera da un pezzo, quella sera c’erano stati 4 parti: uno naturale e tre cesarei).  Finalmente mi accompagnano in sala travaglio verso l’1 di notte; ci sono le luci soffuse e sono sola con il mio compagno, piano piano inizio a riprendere il controllo di me stessa, respiro, cammino, ad ogni contrazione mi appoggio al lettino e ruoto il bacino: ok, ci sono, possiamo continuare, ora so che ce la posso fare. Appena penso queste cose arriva di nuovo un ostetrica con il tracciato; oh no! Sono di nuovo lì seduta, ferma, ma tengo duro: chiedo al mio compagno di portarmi una merendina che mi ero preparata per il travaglio, avevo fame ed ero stanchissima. Entra l’ostetrica, che appena mi vede mangiare, mi dice di sputare (ma come, quella del turno prima mi aveva detto di mangiare?!) e che la ginecologa voleva visitarmi (il tracciato che avevo su ancora non era stato letto, ma loro avevano già deciso…solo che io non lo sapevo ancora.. ed ora qui mentre lo scrivo, mi salgono le lacrime agli occhi di quanto io sono stata ingenua, stupida e debole..  non ho saputo difendermi). La ginecologa mi visita: 3 cm “che facciamo signora? Sono passate 10 ore e siamo sempre fermi”, io chiedo se si possono magari rompere le acque o far qualcosa per aiutarmi, lei cerca con gli occhi l’altro ginecologo e dice “mah, qui sembra ci sia un iniziale SOFFERENZA FETALE non vorrei poi doverla mandare a fare un cesareo d’emergenza, è meglio intervenire subito”. Di tutta questa frase alle mie orecchie è arrivato solo “sofferenza fetale” e quindi ho accettato che di me facessero tutto ciò che volevano, purchè mia figlia stesse bene. Preparazione, catetere (dolorosissimo) ed in sala operatoria; alle 2,02 nasceva Lucia, uno splendore di 3,230 kg, apgar 9 al primo minuto. Ho chiesto di vederla e me l’hanno sporta 3 secondi netti; io cercavo di sporgermi per baciarla, ma ero legata crocifissa e non ci arrivavo, l’infermiera invece di avvicinarla è partita a razzo e me l’ha portata via. Terminata l’operazione, finalmente mi portano in camera dove il papà mi aspettava con in braccio  nostra figlia; per fortuna lui era dietro l’ascensore delle sale operatorie e l’ha subito presa in braccio e seguita in tutte le procedure assistenziali. Me l’hanno attaccata di lato al seno, io non sentivo le gambe, non potevo muovermi, ero bloccata e non solo bloccata in senso fisico, ma anche le mie emozioni erano bloccate; non riuscivo a realizzare, né gioire, né piangere, era mia figlia, lo sapevo ma non lo sentivo, mi vergogno di ciò che ho provato in quegli istanti, ma è come se quella cicatrice avesse causato un distacco nelle prime ore di vita di me come madre. Dopo qualche ora l’hanno portata al nido, ed il mio compagno, anche lui stanco, è andato a dormire poche ore, mentre anche io sono crollata in un sogno agitato. Verso le 7 del mattino me l’hanno riportata in camera, appena è tornato il mio compagno, ho chiesto di darmela in braccio…e lì ho pianto, pianto tantissimo …. di dolore, di gioia, di frustrazione… avevo mia figlia in braccio, non riuscivo neppure a sollevarla, non potevo cullarla, cambiarla. Quelle sensazioni sono restate indelebili dentro di me. Sono quelle che non mi fanno superare quel cesareo, neppure oggi. So che dovrò conviverci, accettarlo, ed anche ringraziarlo, perché grazie a quel sorriso sulla pancia io sono cresciuta, ho imparato, mi sono messa a disposizione delle altre mamme. Con mia figlia il rapporto è partito subito forte e legatissimo dopo quei primi attimi, l’altissimo contatto e l’allattamento hanno in parte cancellato quelle prime ore di distacco; portare in fascia, fare co-sleeping, allattamento prolungato, vivere in empatia ci ha unito in un legame profondo ed intimo.
Io in fondo devo tutto a quel cesareo, nel bene e nel male…

12 marzo 2014 Nasce Walter con vbac (a 40+1)
Erano passati solo 9 mesi dalla nascita di Lucia, la mia prima bimba, che ha reso di me una mamma, ed una nuova vita era appena nata dentro di me. Abbiamo sempre voluto che i nostri bimbi fossero molto vicini di età;  l’arrivo del fratellino così presto è stata una sorpresa ed una grande gioia. L’inizio della gravidanza ci ha tenuti con il fiato sospeso; la data delle UM non corrispondeva, l’ansia delle beta, l’attesa dell’esito, poi finalmente la ri-datazione e tutto è andato al meglio. Gravidanza fisiologica seguita da una meravigliosa ostetrica del consultorio, esami sempre perfetti, bimbo in posizione fin da subito, mi sentivo alla grande. Fin dal TC precedente, avevo iniziato ad informarmi sul vbac  perché, ero certa, che questa volta avrei voluto partorire.  Un ginecologo, durante una visita (avevo avuto leggere perdite), mi disse che avrei dovuto abortire perché era passato troppo poco dal TC (che mi fece lui..) e che sarebbe stato da pazzi tentare il vbac “perché si sa, non capita mai, ma la rottura dell’utero è sempre un rischio…” io con il sorriso ringraziai della sua premura e che avrei valutato.
“…Io mi chiedo: se tutte li istituzioni maggiori che si occupano della salute, raccomandano il parto naturale dopo cesareo, perché è (paragonando i rischi/benefici ad un TC ripetuto) più sicuro per madre e bambino, allora perché alcuni ginecologi non lo propongono, lo sconsigliano o terrorizzano le madri con informazioni totalmente errate? Forse perché gli ospedali, spesso minori, dove lavorano hanno bisogno di “far numero” e per incrementare le nascite danno per scontato il falso “ a TC segue TC?"… chissà”
Le settimane passavano, le mie ricerche proseguivano, ed io devo tutto ai gruppi di sostegno e supporto al vbac che si trovano su facebook, sono una miniera di informazioni ed è l’unico luogo in cui nessuno ti dice “l’importante è che ora stiate bene” quando parli del dolore che ti ha dato il TC.  Arrivo alla 32 settimana. La mia ostetrica del consultorio, meravigliosa, mi chiede (sapendo già la mia risposta) “Allora; vuoi fissare il TC o vuoi partorire?”  io naturalmente rispondo che partorirò. Fisso quindi una consulenza con il ginecologo responsabile della sala parto dell’ospedale di Ciriè (TO). I protocolli ci sono: peso stimato inferiore a 4 kg, tracciato fisso, induzione a 40+6 con foley altrimenti a 41 TC, 24 mesi dal TC ma per me fanno un eccezione. Di tutto ciò non accetto di forzare i tempi, sapendo che fino a 42 settimane la gravidanza è fisiologica, quindi tengo pronto il “piano b” (e quindi tengo aperta la strada per Aosta).  Ho richiesto anche il taglio tardivo del cordone ed il pelle a pelle immediato; mi hanno risposto che si fa di prassi per loro. Ho conosciuto altre mamme che lì hanno avuto il loro vbac (che ringrazio perché mi hanno sopportata e supportata durante la mia avventura) ed ero ormai sicura di aver trovato il posto giusto per me. Arrivo a 39 settimane ed un sabato mattina alle 5, mi sveglia una contrazione forte (erano 2 mesi che le braxton mi facevano compagnia, quindi la differenza è stata chiara). Che emozione! Sapevo benissimo che erano solo i cari simpatici prodromi, quindi niente fretta, attendiamo. Alle 7 del mattino, infatti, svaniscono queste contrazioni dolorose ed irregolari. La giornata passa senza altri dolori; la sera intorno alle 19 eccole ricomparire, contrazioni sempre irregolari e dolorose, tanto da farmi credere in un falso allarme e vado in ospedale: pervia al dito e torno a casa. Passa così anche la domenica, con brevi contrazioni ogni ora/ora e mezza, poi la sera eccole ripresentarsi più forti e vicine, ma più irregolari, per poi diminuire al mattino; stesso scenario si ripete il lunedì notte ed il martedì. Inizio ad essere piuttosto stanca e depressa, sfogo tutto sul gruppo di supporto al vbac, dove sento il sostegno e la forza delle mamme che cercano di tenere alto il mio morale, sono ormai 5 giorni che non dormo, in più dal martedì notte dalle 19 non ho più potuto sedermi ne sdraiarmi; un fortissimo e fisso dolore ai reni e schiena me lo impedisce, e trovo sollievo solo a stare in piedi. Il mercoledì mattina chiedo aiuto alla mia ostetrica, purtroppo non può vedermi e mi consiglia di fare un giro all’ospedale. Trovo un ostetrica splendida, che mi infonde coraggio, le contrazioni quella mattina non sono sparite, ma continuano, io le gestisco, ma il dolore alla schiena invece è davvero acuto, faccio il tracciato in piedi e mi visita: pervia a 2 dita. Le chiedo come posso fare a far partire il vero travaglio e lei mi propone lo scollamento; le condizioni sono ormai favorevoli, e io accetto. Vedo la ginecologa che mi guarda i livelli del liquido e mi chiede cosa voglio fare: torno a casa o resto lì in osservazione? Io dico che voglio andare a casa, sono stanca, non riesco a sedermi ne sdraiarmi, non ho toccato cibo dalla sera prima e voglio fare una lunga doccia. Torno a casa, mangio 2 forchettate di insalata, ma sono stremata, mi faccio una lunga doccia e cerco di sistemarmi sul letto in qualche posizione per riposare. Chiudo gli occhi forse mezzora, ma poi parte una contrazione forte e lunghissima, inizio a sentire un bruciore sulla parte bassa della pancia (lì dove c’è la ferita del tc) ed il dolore alla schiena si fa insopportabile; in quell’istante vacillo, la mia forza di volontà è messa alla prova. Ce la farò? Le contrazioni si fanno incalzanti, provo a misurarle; ogni 3 minuti! Vado in bagno e perdo sangue misto a muco; ci siamo, questa volta senza dubbi. Corriamo in ospedale (circa un ora di auto ci voleva, ed io seduta non riuscivo a stare ; è stata una tortura terribile quel viaggio! Il mio compagno correva parecchio, ed io in prossimità di un velox l’ho avvisato “attento al velox!...ma che cavolo sto pensando io ora??!!” e siamo riusciti anche a farci una risata). Arrivata in ospedale, mi sono fatta portare in barella in reparto, ero in preda ai brividi e agitatissima. Appena vedo l’ostetrica di poche ore prima, mi calmo, mi sento coccolata, accolta; in quell’istante mi avvolge una sensazione di sicurezza. Sono le 18;00 e dopo avermi calmata, mi visita: 3 cm, il travaglio è iniziato! Mi fa spogliare, mettere la camicia per il travaglio, mi chiede scusa, ma deve mettermi un tracciato, che naturalmente faccio in piedi (ormai sono 24 ore che non mi siedo ne sdraio) e mi rassicura dicendomi che entro la mattina avrei tenuto in braccio il mio Walter. Mi viene da urlare e mi dice di buttare fuori ciò che sento, di fare tutto ciò che voglio; da lì a poco ci sarebbe stato il cambio turno e mi avrebbe lasciato nelle mani di una sua collega. Ed eccola che arriva, il mio angelo custode, l’ostetrica che per me sarà il mio faro da quell’istante; ricorderò sempre i suoi orecchini a forma di farfalla coloratissimi! Inizia a farmi provare tutte le posizioni, per cercare quella più comoda per me; carponi, seduta, appoggiata su lettino, sdraiata, sullo sgabello olandese al contrario, accovacciata. Prova a mettermi una borsa dell’acqua calda sui reni per vedere se mi da sollievo (il dolore alla schiena è l’unico di cui mi lamento) mi fa pressione sui punti antalgici, ma nulla, io riesco a sopportare le contrazioni solo in piedi, avvinghiata al collo del mio compagno. Mi dice che mi visiterà ogni 2 ore se per me va bene, e che se sentirò di “dover far la cacca” di avvisarla che ci saremo quasi. Avevo sempre il tracciato attaccato, ma i cavi erano lunghissimi e mi permettevano tutti i movimenti, ed io mi sono dimenticata proprio di averlo. Mi dice che mi avrebbe staccata per farmi una bella lunga doccia, mi sistema i teli e mi butto sotto l’acqua. Che paradiso! Che magica sensazione, quella mezzora sotto l’acqua le contrazioni sembravano lievi e dolci, avrei voluto non finisse più! Il mio compagno nota che mi stavo bagnando i capelli e si affaccia all’ostetrica per chiederle un phon; lei dice di non averlo, ma che lo avrebbe cercato. Così quando esco dalla doccia, il mio compagno mi aiuta a rivestirmi, una seconda ostetrica mi riattacca il tracciato e la mia cara ostetrica mi asciuga i capelli “mi fa la messa in piega”. Durante il travaglio sono stata lucida, presente, serena, tranquilla; i dettagli di quelle ore sono vividi e chiari dentro di me. Mi mettono la cannula nel braccio, sempre da in piedi, e di lì a breve dopo una contrazione “diversa” urlo: “ma io devo far la cacca!!!” l’ostetrica un po incredula mi dice di aspettare ancora un paio di contrazioni, ma la sensazione è proprio quella! Quindi mi visita: dilatazione completa, io la guardo “mi prendi in giro?” e lei mi sorride “solo giusto un bordino” posso iniziare a spingere se sento di doverlo fare. La seconda ostetrica, nel mentre, mi da qualche cucchiaino di zucchero per darmi un po di forze. Le prime spinte sono incerte, non so bene come gestire quella voglia irresistibile, provo a mettermi accovacciata ma è peggio; alla fine mi trovo comoda semisdraiata con le gambe in basso e aggrappata ai maniglioni del lettino litotomico. Il sacco è integro, sento Walter spingere con tutte le sue forze con i piedini appoggiati alle mie costole ed io lo assecondo; il dolore alla schiena ed alla ferita è scomparso, solo voglia di spingere e basta. Sono emozionata, sono ubriaca di gioia “ci sono quasi, ce la sto facendo. IO CE LA STO FACENDO!” L’ostetrica guarda il tracciato e mi dice che mi romperà le acque, in quel momento appare una signora (era la ginecologa) che si mette a fianco a me, senza dire nulla. Il mio compagno incuriosito da quella presenza, butta un occhio al tracciato; i battiti di Walter scendono. Io spingo ancora ad ogni contrazione, dopo forse 5 o 6 spinte, la ginecologa mi dice “Forza è ora di fare la mamma di Walter, dobbiamo farlo nascere in fretta” e lì mi accorgo che sono comparse una decina di persone nella sala. Inizio a preoccuparmi. L’ostetrica mi tranquillizza, mi dice solo che dobbiamo fare un po in fretta, ma che tutto sta andando bene, di concentrarmi sulle spinte e con una mano lei tocca la testa di Walter mentre arriva la contrazione (che fastidio mi dava la sua mano lì!). Vedo che mi sta rasando, le chiedo se mi deve fare l’episiotomia, e mi dice solo se sarà necessaria, la ginecologa mi incita a spingere, ma dopo poco si arma di ventosa; ci sono troppi cali ed è ora di intervenire. Ogni operazione che fanno, mi dicono cosa succede e mi rassicurano. Tagliano, infilano la ventosa e inizio a spingere mentre lei tira, appena arriva la contrazione. Mi sento una leonessa.  Due spinte. “E’ uscita la testa!” il mio compagno si mette a piangere di felicità, io la vedo…

“Ed il mio mondo si ferma: quel momento è impresso nella mia mente e ogni volta che ci penso, piango di gioia ed emozione; la mia vita si ferma e riparte in quell’istante!”

 Aspetto la contrazione seguente e spingo, escono le spalle e Walter piange subito! Sta bene? Sì sta bene! Chiedo se può tagliare il cordone il papà, ma mi dicono che ai nati con ventosa purtroppo devono tagliare subito e lo sistemano nella postazione al mio fianco dove la pediatra lo visita. Nasce alle 21;43. Dopo 10 minuti infiniti, il verdetto:  apgar 9 e me lo danno finalmente in braccio: lui mi guarda e mi sorride, io sono sicura che mi ha sorriso in quell’istante: “mamma ce l’abbiamo fatta!!” Ed io piango di gioia, non riesco a smettere di dire grazie, grazie a lui, a me stessa, al mio compagno per avermi sostenuta, alle ostetriche, a tutto il team. Grazie, grazie della forza che mille mamme e più mi hanno dato con i loro pensieri che ho sentito vicino a noi. Grazie. Ce l’abbiamo fatta! IO CE L’HO FATTA! Mi sento ubriaca, onnipotente! Ho il mio bambino tra le braccia, lo posso toccare, accarezzare, annusare.. Sono felice, immensamente felice, le parole non bastano a esprimere la forza incredibile che ho sentito! Grazie!
Il vbac è una realtà, una scelta, un diritto di ogni donna! Non facciamocelo rubare da nessuno! Prendiamocelo! Perché si può fare! Perché l’ho scelto? Per garantire a mio figlio il modo più sicuro e naturale di nascere!
 ♥ Mamma Paola ♥

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