lunedì 5 maggio 2014

Mamma senza filtro

Mamma senza filtro
Il mio lavoro da tre anni e mezzo è uno solo, il più bello del mondo: essere Mamma di due bambini, Christian di tre anni e mezzo e Fiamma di due anni. Una mamma alla quale piace informarsi e informare e possibilmente far conoscere e capire falsi miti sull’infinito mondo dei bambini.  https://www.facebook.com/groups/mammeitalia/ 

Per segnalazioni scrivetemi alla mail: syluna@libero.it

Una mamma ci ha segnalato  un articolo della rivista "Insieme" di Febbraio che riguarda il dormire o meno coi propri figli.
Inizio con analizzare le parti cruciali dell’articolo:
Mai rinunciare al lettone per fare spazio a lui: ne va dell’equilibrio e del benessere della coppia
Sotto le coperte coi genitori il bebè trova sicurezza e protezione.normale che cerchi di entrarci.sia, ma in occasioni speciali: la privacy di mamma e papà prima di tutto
Se il cosleeping (che ricordo non vuol dire per forza nel lettone, ci sono altri modi) dà così noia all'intimità di coppia come mai i due massimi esperti mondiali di cosleeping sicuro William Sears e James McKEnna hanno rispettivamente 8 e 5 figli?? (Dal libro: Ee se poi prende il vizio)
E aggiungo: esiste solo il lettone per vivere l’intimità di coppia? Io da mamma che dorme assieme al marito e ai due figli di tre anni e mezzo e di due anni rispondo No. Ci sono mille altri modi e occasione per vivere l’intimità, anzi libera fantasia e al bando la routine.
Se il piccolo piange non precipitatevi da lui per toglierlo dal lettino. Controllate che stia bene e non abbia fame. Poi sedetevi accanto e fatevi sentire vicino .Si rassicurerà
Durante il sonno il bimbo non ha bisogno di rassicurazioni: dormire con lui non gli da vantaggi. meglio un genitore ben disposto e deciso che sappia accompagnarlo alla nanna
Io rispondo: siamo sicuri che si rassicurerà o semplicemente si arrenderà? Vi do 10 motivi per rispondere a un bimbo che piange:
Dieci ragioni per rispondere a un bambino che piange di Jan Hunt, M.Sc. (
  1. I primi tentativi di comunicare da parte di un bambino non possono avvenire con le parole, ma possono essere solo non verbali. Non sa esprimere con parole le emozioni di felicità, ma può sorridere. Non è in grado di esprimere con parole le emozioni di tristezza o rabbia, ma può piangere. Se il suo sorriso riceve una risposta, mentre il suo pianto viene ignorato, potrebbe ricevere il messaggio dannoso di poter essere amato e accudito solo quando è felice. I bambini che ricevono continuamente questo messaggio attraverso gli anni non si sentiranno mai veramente amati e accettati.
     
  2. Se i tentativi del bambino di comunicare tristezza o rabbia vengono sistematicamente ignorati, non può imparare in che modo esprimere quei sentimenti con le parole. Il pianto ha bisogno di ricevere una reazione appropriata e positiva affinché il bambino capisca che tutte le sue emozioni sono accettate. Se le sue emozioni non sono accettate, e viene ignorato o punito perché piange, egli riceve il messaggio che la tristezza e la rabbia sono inaccettabili, non importa come siano espresse. È impossibile per un bambino capire che le espressioni di tristezza o di rabbia potrebbero essere accettate con parole appropriate una volta che sia cresciuto e in grado di usare tali parole. Un bambino sa soltanto comunicare nei modi che gli sono possibili ad ogni età, può solo riuscire a fare quello che ha avuto l’opportunità di imparare. Ogni bambino fa il suo meglio secondo la sua età, l’esperienza, e le circostanze del momento. È decisamente sleale punire un bambino per non aver fatto più di quanto sappia fare.
     
  3. Un bambino al quale sia stato dato il messaggio che i suoi genitori gli risponderanno solo quando lui è "buono" inizierà a nascondere il "cattivo" comportamento e le "brutte" emozioni agli altri, e anche a se stesso. Rischia di diventare un adulto che sopprime le brutte emozioni e non è capace di comunicare la piena varietà di emozioni umane. infatti, ci sono molti adulti i quali trovano difficile esprimere rabbia, tristezza, o altre "brutte" emozioni nei modi appropriati.
     
  4. La rabbia che non può essere espressa nella prima infanzia non scompare semplicemente. Diventa repressa e si accumula col passare degli anni, fino a quando il bambino non è più capace di contenerla, ed è cresciuto abbastanza da non temere più una punizione fisica. Quando alla fine questo contenitore di rabbia si spalanca, i genitori possono essere scioccati e perplessi. Hanno dimenticato le centinaia o migliaia di momenti di frustrazione che hanno riempito questo contenitore durante gli anni. Il principio psicologico che "la frustrazione porta all’aggressività" non è mai così ben visibile quanto nella ribellione finale di un adolescente. I genitori dovrebbero essere aiutati a capire quanto sia frustrante per un bambino sentirsi invisibile quando il suo pianto è ignorato, o sentirsi indifeso e scoraggiato quando i suoi tentativi di esprimere i suoi bisogni e i suoi sentimenti vengono ignorati o puniti.
     
  5. Siamo tutti nati sapendo che ogni emozione che proviamo è legittima. Gradualmente perdiamo questa convinzione se solo la parte "buona" di noi stessi ci fornisce risposte positive. Questa è una tragedia, perché solo quando accettiamo pienamente noi stessi e gli altri, nonostante gli errori, possiamo avere relazioni davvero amorevoli. Se non siamo pienamente amati e accettati nell’infanzia, rischiamo di non imparare mai cosa si prova o come si comunica tale accettazione verso gli altri, non importa quanta terapia o letture o riflessioni facciamo. Quanto più serene sarebbero le nostre vite se semplicemente avessimo ricevuto amore incondizionato attraverso i nostri primi anni!
     
  6. I genitori che si chiedono se rispondere o no al pianto dovrebbero riflettere su quali sarebbero le loro reazioni in situazioni simili. Alcuni genitori considerano appropriato ignorare il pianto di un bambino, eppure, provano intensa rabbia se il loro partner li ignora quando tentano di fare conversazione. Molti nella nostra società sembrano credere che una persona debba avere una certa età per avere il diritto di essere ascoltata. Ma quale età sarebbe? Neonati e bambini non sono persone meno importanti solo perché sono piccoli e indifesi. Anzi, più qualcuno è indifeso, più merita la nostra compassione, attenzione e assistenza.
     
  7. Se ai bambini si insegna attraverso l’esempio che le persone indifese meritano di essere ignorate, rischiano di perdere quella compassione per gli altri con la quale tutti noi esseri umani siamo nati. Se, da neonati indifesi, i loro strilli vengono ignorati, iniziano a credere che questa sia la reazione appropriata verso quelli che sono più deboli di loro stessi, e alla "Legge del più forte". Senza compassione, si prepara la fase della violenza che verrà in seguito. Quelli che si chiedono come un criminale abbia potuto non avere pietà per le sue vittime devono considerare le origini della perdita di quella compassione. La compassione non scompare improvvisamente. Viene rubata, attraverso un allevamento indifferente o punitivo, goccia dopo goccia, finché si esaurisce. La perdita della compassione è la tragedia più grande che possa capitare a un bambino.
     
  8. Quando un bambino impara dall’esempio dei suoi genitori che è giusto ignorare il pianto di un neonato, egli tratterà con naturalezza allo stesso modo i propri bambini, a meno che ci sia qualche intervento di altri. Essere inadatti come genitori è qualcosa che si tramanda per generazioni fino a quando delle circostanze fortuite cambiano quel modello. Quanto sarebbe stato molto più facile per un genitore aver imparato durante l’infanzia come si trattano i propri figli! Forse il circolo vizioso dei comportamenti sbagliati dei genitori può iniziare a cambiare quando mai più degli spettatori passino e si allontanino da un bambino che piange disperatamente senza fermarsi per aiutarlo. Questa potrebbe essere la prima volta che un bambino riceve il messaggio che i suoi sentimenti sono legittimi ed importanti, e questo messaggio cruciale sarà ricordato più tardi quando loro stessi avranno un bambino.
     
  9. Il pianto è un segnale provvisto dalla natura allo scopo di disturbare i genitori affinché vadano incontro ai bisogni del neonato. Ignorare il pianto di un bambino è come ignorare la sirena di un allarme antincendio perché ci da fastidio. Il segnale è stato progettato per disturbarci così che possiamo prestare attenzione a una situazione importante. Solo una persona sorda ignorerebbe un allarme antincendio, eppure molti genitori si fingono sordi al pianto del loro bambino. Il piangere, come il segnale d’allarme, serve a catturare la nostra attenzione così che possiamo soddisfare i bisogni importanti del bambino. La natura non avrebbe mai dotato i bambini di un richiamo ricorrente senza una ragione.
     
  10. Genitori che reagiscono solo a un "buon" comportamento possono essere convinti che stanno allevando il bambino a comportarsi "meglio". Eppure loro stessi sentono di collaborare più volentieri con chi li tratta con gentilezza. È come se i bambini fossero percepiti come una specie diversa, che funziona secondo principi di comportamento diversi. Questo è assurdo, perché sarebbe impossibile identificare un momento nel quale il bambino cambia improvvisamente verso principi di comportamento "adulti". La verità è molto più semplice: i bambini sono esseri umani che si comportano secondo gli stessi principi degli altri esseri umani. Come il resto di noi, reagiscono nel modo migliore alla gentilezza, pazienza e comprensione. I genitori che si chiedono perché un bambino sia "maleducato" dovrebbero soffermarsi a riflettere su questo punto: "Io me la sento di collaborare quando qualcuno mi tratta bene, oppure quando qualcuno mi tratta nel modo come ho appena trattato mio figlio?"
Il co-sleeping, o il dormire assieme nello stesso letto, ha effetti negativi a lungo termine specie se protratto nel tempo: stravolge le abitudini del sonno del bambino e sfianca i genitori
Il bebè va ducato al sonno: con pazienza.E i rituali più giusti per lui: il saluto ai giochi,il pigiamino,un libretto da leggere assieme,tante coccole..il tutto dentro i suoi spazi
Poter accedere liberamente al lettone dà al piccolo una pericolosa idea di onnipotenza che,alla lunga, potrebbe rendergli complicato relazionarsi con gli altri.
Per il bambino, culla e lettino sono la prima “palestra di sperimentazione” della sua autonomia, in cui capisce di essere individuo a sé e non un tutt’uno con mamma e papà
Partendo dal fatto che non sfianca i genitori ma anzi è una scelta consapevole dettata da amore e perché no anche comodità vediamo di spiegare perché non stravolge le abitudini e perché il bambino non va educato al sonno,  specificando che il sonno per l’appunto non è un abitudine ma è fisiologico:
L’evoluzione del sonno: James McKenna, intervento al convegno de La Leche League International, 1997
Abbiamo letto nel libro Genitori di giorno e di notte del dottor Sears che i neonati dormono in maniera diversa dagli adulti, soprattutto perché hanno più sonno attivo (REM) che sonno passivo (non REM), visto che il primo è fondamentale per loro crescita neurologica. Un altro studioso del sonno, il dottor James McKenna, antropologo e professore nel dipartimento di neurologia all'università della California e ricercatore sulla SIDS (sindrome della morte improvvisa del lattante) da oltre 10 anni, ha cercato di approfondire la vera natura del sonno di un neonato, sano e nato termine, dal punto di vista evolutivo - cioè come il suo corpo sia stato programmato biologicamente per dormire. Ha studiato quelle che lui definisce le "aspettative biologiche" del neonato rispetto alle sue esperienze di sonno, in contrasto con le nostre "aspettative culturali", e ha riscontrato un enorme abisso.
Il dottor McKenna fa notare come recenti modelli pediatrici e psicologici, assieme a nuove ideologie, convenienze e valori culturali, abbiano formato la nostra opinione su come un bambino "normalmente" dovrebbe dormire; ma questo è in netto contrasto con ciò che è importante per il neonato dal punto di vista biologico e dello sviluppo.
In questa nostra epoca, quindi, dice McKenna, stiamo provocando nel neonato umano un nuovo tipo d'esperienza di sonno.
La struttura, il comportamento, lo sviluppo fisiologico dei nostri neonati si formò migliaia e migliaia di anni fa, tra l'epoca dei cacciatori-raccoglitori e la rivoluzione agricola - il che storicamente ci può sembrare tanto, osserva McKenna, ma dal punto di vista biologico è estremamente recente. Il modus vivendi dei nostri antenati ha sviluppato quelle caratteristiche di sopravvivenza che abbiamo oggi. Infatti, dice l'antropologo, nonostante grandissime differenze culturali nel mondo, ritroviamo una base comune a tutti i neonati, che si è sviluppata in questo periodo in cui gli esseri umani sono stati "scolpiti" per adattarsi meglio al loro modo di vita.
James McKenna fa un passo indietro per parlare di una fondamentale differenza tra gli esseri umani e gli altri primati: la nostra circonferenza cranica fetale è in media più grande dell'apertura pelvica media (questo sarebbe avvenuto quando abbiamo acquisito la posizione eretta), e per questo i nostri cuccioli nascono estremamente immaturi in confronto agli altri mammiferi. Abbiamo il cervello meno maturo neurologicamente alla nascita, con solo il 25% del suo volume definitivo.
L’ evoluzione del sonnGli scimpanzé nascono con il 45% del volume del loro cervello, eppure i loro piccoli vengono portati addosso in media dai due-quattro anni e allattati altrettanto a lungo.
Gli esseri umani terminano la maggior parte della gestazione fuori dell'utero (dentro sarebbe impossibile proprio per via della grandezza del cranio rispetto allo scavo pelvico). I neonati dovrebbero stare almeno altri sei mesi nell'utero materno per essere vicini come sviluppo agli altri cuccioli mammiferi, afferma McKenna, e quindi necessitano di un ambiente ricco di cure per il loro sviluppo. Condividere il sonno, quindi, è una decisione fisiologica.

Noi facciamo parte delle specie che "portano" i loro cuccioli, come le scimmie e in particolare i primati (scimmie antropomorfe). Il nostro latte è stato disegnato per un cucciolo che viva costantemente con sua madre, che mangi frequentemente giorno e notte - a differenza delle specie che "cacciano", il cui latte è altamente proteico, ricco di grassi, povero di zuccheri e molto calorico, il che permette alle madri di lasciare le tane, cercare il cibo e tornare per allattare; i loro cuccioli sono sazi più a lungo e possono quindi stare dei periodi lunghi senza la mamma.
La qualità del latte umano, afferma McKenna, suggerisce invece un rapporto di costante contatto o prossimità con la mamma.
Il nostro mondo occidentale industrializzato incoraggia da subito lunghe e frequenti separazioni del neonato dalla madre - da cui al contrario dipende la sua sopravvivenza.
II dottor McKenna sottolinea come i neonati che protestano, che hanno "problemi di sonno", che sono definiti "patologici" stiano semplicemente cercando di migliorare quello che il loro corpo segnala essere una situazione pericolosa per la loro sopravvivenza: e cioè la separazione dalla madre. I neonati che non possono e non vogliono adattarsi ad un modello culturale arbitrario di separazione NON sono meno intelligenti o meno creativi o meno maturi, dice McKenna: sono probabilmente più vigorosi e agiscono nel loro interesse per cercare di ridurre la separazione.
Pregiudizi e false aspettative
Negli Stati Uniti dal 20% al 40% dei problemi pediatrici coinvolgono questioni di sonno. Per McKenna, questo conflitto genitori / figli sul sonno è in realtà la falsa aspettativa dei genitori su come il bambino DOVREBBE dormire, e come invece il bambino è stato BIOLOGICAMENTE PROGRAMMATO per dormire. Secondo James McKenna, è ingiusto interpretare l'incapacità dei neonati di dormire soli come un fallimento del bambino o dei genitori. I genitori non dovrebbero aspettarsi che i loro bambini dormano tutta la notte a 2, 6, 8 mesi o più: è falso, si svegliano tantissimo! ma se sono vicini ai genitori spesso i genitori nemmeno se ne accorgono. Se invece si svegliano e sono soli, allora il loro scopo è di cercare di ridurre questa separazione, quest'isolamento, questo senso di abbandono col pianto.
I modelli culturali arbitrari di cui parla McKenna hanno diverse origini storiche, tra cui:
il complesso di Edipo freudiano; la crescita della famiglia patriarcale (che è un avvenimento recente); la società vittoriana e le sue nozioni riguardo alla privacy e ai comportamenti sessuali; il movimento moralista nell'Europa ottocentesca.
Si sono quindi create delle credenze popolari del tipo: "Vostro figlio rischia di soffocare se dorme con voi!" "Ci può essere un danno psicologico irreparabile dall'essere troppo intimi o sentire rumori di sesso!" Oppure "I bambini possono intromettersi fra i genitori!" eccetera.
Nulla di tutto questo è stato dimostrato scientificamente, afferma il dottor McKenna. Non esiste neanche uno studio che dimostri i benefici del sonno solitario (tranne in situazioni rischiose per il neonato come materassi ad acqua, genitori che fumano, usano droghe, oppure sono obesi).
Insomma: le nostre ideologie sono cambiate dai nostri antenati cacciatori / raccoglitori di 100.000 anni fa, ma i nostri geni no, i neonati sono esattamente uguali.
I vantaggi biologici del sonno condiviso
McKenna prosegue raccomandandoci di creare degli ambienti di sonno sicuri per i nostri bambini.
I bambini possono soffocare, ma non è facile riuscirci: le ricerche dimostrano la capacità del neonato di proteggere la bocca e le narici dall'occlusione. Nel suo laboratorio di ricerca su sonno, il dottor McKenna e i suoi collaboratori hanno avuto difficoltà ad applicare del cellophane (pellicola) e cotone sul viso di un neonato, perché lui si è difeso in maniera vigorosa. Hanno provato a mettere del cellophane sul suo viso per 20 secondi e poi hanno tentato di infilare del cotone nelle sue narici e ci sono volute due persone per tenerlo fermo perché tentava selvaggiamente di difendere la zona nasale. È una dimostrazione del fatto che i neonati sono strutturati per proteggersi in situazioni di condivisione di sonno, afferma McKenna: è così che hanno vissuto attraverso l'evoluzione, ed è così che vivono in gran parte del mondo.
La letteratura scientifica abbonda dei benefici del contatto fisico tra genitori e bambini. Gli studi sul tatto e sul massaggio, giorno e notte, dimostrano che i livelli di glucosio nel sangue sono più alti, le temperature corporee dei bambini sono più alte, i bambini piangono meno, l'allattamento al seno si stabilisce meglio e i bambini aumentano di peso più velocemente.
Le ultime ricerche de dottor McKenna sono rivolte alla condivisione del sonno tra mamma e bambino, monitorando reazioni fisiche e registrando mamme e bambini che dormono insieme e separatamente. Ha riscontrato che, dormendo insieme, i neonati trascorrono meno tempo nel sonno profondo: in questa fase sarebbe più difficile per loro svegliarsi da situazioni di apnea o pause respiratorie (che sono molto comuni nei neonati). I neonati più a rischio per SIDS sono quelli che hanno un'incapacità di riprendersi da questo stato, e quindi non è nel loro interesse trascorrere 15-20 minuti in un sonno profondo solitario, a differenza di 7-11 minuti in un sonno profondo condiviso. Quando dormono insieme, i bambini e le mamme sono nella stessa fase di sonno.
Conclusioni
McKenna conclude ricordandoci che non solo i neonati portano la loro eredità biologica nel presente, ma anche che noi adulti non avremmo mai dovuto accettare l'idea che loro arrivino già "adattati", per quanto incredibili e versatili possano essere.
Abbiamo spinto troppo in là le nozioni dell'indipendenza fisiologica del neonato dalla madre, perché questi sono i valori che la nostra società sostiene. Quando, ad esempio, scopriamo una cosa nuova che i nostri piccoli sanno fare pensiamo che sia fantastico: "Guarda, sa già fare così!".
Ebbene, un conto è riconoscere che i nostri figli si preparano ad adattarsi, dice McKenna, ma un altro è riconoscere che non sono ancora adattati. Per McKenna, la frase del grande pediatra e psicologo infantile Winnicott:* "Non esiste un neonato, esiste un neonato e qualcuno", è una bella metafora per cercare di capire la natura del sonno dei nostri neonati e come la storia evolutiva umana ci suggerisca di considerarli.
Credo che tutto quello citato sopra possa far capire quindi il perché il bambino possa tranquillamente dormire nel lettone.

♥ Mamma Silvia ♥ 

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