mercoledì 21 gennaio 2015

MA SARÀ UNA BUONA SCUOLA?

Vale la pena che un bambino impari piangendo,
quel che può imparare ridendo? - Gianni Rodari -
Una scuola a misura di bimbo..
Paola Pagone, mamma di due ragazze grandi, di una bimba di quasi 7 anni, una ragazzina di 13 anni in affido, tre gatti ed un cane. Insegnante al CTP - Corsi per la Cittadidanza ed alfabetizzazione destinati ad adulti stranieri - maestra di scuola primaria, è ora docente di sostegno in un piccolo paese di quasi montagna. Ha partecipato a corsi di formazione per il riconoscimento, la gestione e l'inclusione di alunni DSA e BES. Chi volesse porre domande relative alla scuola, può scrivere all'indirizzo mail paola.pagone@gmail.com - specificando se si desidera mantenere l'anonimato.

Una delle domande cui più spesso un insegnante si trova a dover rispondere è "..
MA SARÀ UNA BUONA SCUOLA?



Conosci le maestre?!" - perchè, in virtù di una non ben specificata regola d'appartenenza al "genere-docenti", si crede che le maestre si conoscano un po' tutte! ;)
Così, al pari del "..e poi se la gente sa..e la gente lo sa che sai suonare..suonare ti tocca per tutta la vita (e, soprattutto considerando che!) ti piace lasciarti ascoltare" ogni maestra pur non conoscendo la scuola in questione e nemmeno, ovviamente, le colleghe si perderà in elucubrazioni riguardanti metodi d'insegnamento ed approcci didattici, offrendo una consulenza che, inoltrandosi nello specifico, rischia di non dare l'unica risposta davvero importante..
La buonaScuola è la scuola che accoglie!
Senza se, senza ma..
La scuola è un'espressione (anche)burocratica e, certo, sulla burocrazia deve reggersi, in un contesto sociale deve necessariamente ergersi ed inserirsi, ma quando la porta della classe (anzi, quando il portone si chiude, perchè è della globalità che ci si deve occupare) all'interno di quelle mura che limitano l'accesso agli adulti per creare un ambiente destinato ai bambini, deve avvenire una sorta di incantesino ed il mondo-tempo-scuola subire una mutazione.
Sorvolando sull'importanza oggettiva ed indiscutibile della qualità dell'istruzione che ogni insegnante deve offrire, credo che prioritario sia dar origine ad una dimensione quanto più possibile a misura di bambino.
Di tutti i bambini!
Anche di quei bambini che richiedono un impegno continuo, notevole e che apparentemente fan di tutto per tirar fuori il peggio di te che sei lì ogni mattina a cercar di tirar fuori il meglio di loro..quei bambini accompagnati da genitori-sempre-sull'orlo-di-una-crisi-di-nervi-educativa e lasciati a scuola con la solita raccomandazione (alla maestra) - fai tu, pensaci tu, io non so più come comportarmi!
E (lo so..non si inizia una frase con una congiunzione, ma è il filo dei pensieri che scorrono, concedetemela..) poi ci sono i bimbi che si portano un mondo dentro..un mondo fatto di violenza fisica, verbale, psicologica..custodito come un segreto che sgretola l'anima o vomitato addosso ai compagni, per ferirli ed allontanarli così da non rischiare di affezionarsi a loro, perchè poi perdere chi si ama reca sofferenza;
così che nessuno possa amarli perchè chi li ama è capace di far loro del male e quindi è meglio viver soli!
Lontani da tutto, da tutti..irraggiungibili.
Quel mondo, allora, è come un pianeta da cui non si può scendere e sul quale non è possibile far salir nessuno..e tu, maestra, siedi lì ai margini indefiniti di un universo parallelo ed attendi.
Cosa non lo sai bene nemmeno dopo anni di lavoro con i bambini, ma attendi.
Un segnale.
Uno spiraglio di luce che lasci intendere che forse uno Stargate c'è.
Cerchi una strada e procedi, un passo alla volta..retrocedendo, perdendo il contatto..avvicinandoti per poi perderti nuovamente in quella giungla di sentimenti, in quel deserto che adulti hanno arso e riarso più volte.
E quindi ricominci.
Ogni volta.
Pensando "a 'sto giro non posso farcela..non c'è solo lui/lei..ho altre mille cose da risolvere..il tempo è quel che è..basta, rinuncio!" - poi quello sguardo e già sai che stai ripercorrendo quella strada e lo farai e rifarai sino a quando afferrerai una manina e quel bambino lo strapperai al mondo un po' fottuto che lo trattiene!
Diviene una sfida e se sei una maestra quella sfida l'accetti e la rinnovi tutti i giorni, con tutti i bambini..ma proprio tutti!
Rifiutarne uno equivarrebbe a rifiutarli tutti..
Quindi lo fai.
O non sei una maestra!
Sei qualcuno che si siede dietro una cattedra ed insegna.
Forse in modo eccellente, ma senza giocarti il cuore..
Conseguentemente quella non è una scuola..ma un luogo in cui s'imparano nozioni, ma non comportamenti..in cui si diviene culturalmente competenti, ma umanamente ignoranti.
La mia sfida personale, in quanto insegnante di sostegno, è una sfida che a tratti fa male e che tira pugni nello stomaco costringendomi a guardare una testolina china su un foglio spesso ignara di quel che sta facendo..ed io allora mi soffermo su manine incerte che tracciano linee, colorano entro margini che non potranno mai contenere la mia rabbia per non riuscire a strappare completamente una bimba da quella condizione che l'ha resa speciale!
La mia sfida si perde in colori dai nomi confusi, in numeri mescolati da un destino che non concede a tutti i bimbi la possibilità d'esser egualmente abili..si perde in un disegno che, bambina mia, comprendi solo tu e che mi mostri fiera indicandomi "ttacca muro!"
Ed io l'attacco quel foglio e ci metto i brillantini, perchè è il disegno più bello che ci sia e poi è Natale e la scuola deve brillare della tua luce, di quella luce che hai nel cuore e che, tu ed io lo sappiamo bene, sa arrivare sino ai tuoi occhietti sempre un po' persi, sino alle tue manine tremanti, ai tuoi piedini che a fatica cercano di correre dagli altri bimbi..da quei bambini che ti aspettano, che rallentano il loro tempo ed il gioco, che si protendono verso te dimenticando l'irruenza dell'esser piccoli per accoglierti.
E questo accade perchè un'altra maestra ha accolto loro!
Nel loro normale, ma per gli adulti sempre un po' incomprensibile e fastidioso, esser piccoli, esser deboli, incerti, confusi..impegnativi..onnipresenti.
Bambini!
Semplicemente..
La risposta alla domanda iniziale è molto semplice..la scuola-buona è quella in cui le insegnanti non avranno bisogno di parole per presentare il proprio lavoro perchè saranno i bimbi ad esprimersi per loro, con piccoli gesti..con quegli sguardi che celano e mostrano la complicità di chi ha combattuto insieme!


Paola


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