Vale la pena che
un bambino impari piangendo,
quel che può
imparare ridendo? - Gianni Rodari -
Una scuola a
misura di bimbo..
Paola Pagone,
mamma di due ragazze grandi, di una bimba di quasi 7 anni, una ragazzina di 13
anni in affido, tre gatti ed un cane. Insegnante al CTP - Corsi per la
Cittadidanza ed alfabetizzazione destinati ad adulti stranieri - maestra di
scuola primaria, è ora docente di sostegno in un piccolo paese di quasi
montagna. Ha partecipato a corsi di formazione per il riconoscimento, la
gestione e l'inclusione di alunni DSA e BES. Chi volesse porre domande relative
alla scuola, può scrivere all'indirizzo mail paola.pagone@gmail.com -
specificando se si desidera mantenere l'anonimato.
Una
delle domande cui più spesso un insegnante si trova a dover rispondere è
"..
MA SARÀ UNA BUONA SCUOLA?
Conosci
le maestre?!" - perchè, in virtù di una non ben specificata regola
d'appartenenza al "genere-docenti", si crede che le maestre si
conoscano un po' tutte! ;)
Così,
al pari del "..e poi se la gente sa..e la gente lo sa che sai
suonare..suonare ti tocca per tutta la vita (e, soprattutto considerando
che!) ti piace lasciarti ascoltare" ogni maestra pur non conoscendo la
scuola in questione e nemmeno, ovviamente, le colleghe si perderà in
elucubrazioni riguardanti metodi d'insegnamento ed approcci didattici, offrendo
una consulenza che, inoltrandosi nello specifico, rischia di non dare l'unica
risposta davvero importante..
La
buonaScuola è la scuola che accoglie!
Senza
se, senza ma..
La
scuola è un'espressione (anche)burocratica e, certo, sulla burocrazia deve
reggersi, in un contesto sociale deve necessariamente ergersi ed inserirsi, ma
quando la porta della classe (anzi, quando il portone si chiude, perchè è della
globalità che ci si deve occupare) all'interno di quelle mura che limitano
l'accesso agli adulti per creare un ambiente destinato ai bambini, deve
avvenire una sorta di incantesino ed il mondo-tempo-scuola subire una
mutazione.
Sorvolando
sull'importanza oggettiva ed indiscutibile della qualità dell'istruzione che
ogni insegnante deve offrire, credo che prioritario sia dar origine ad una
dimensione quanto più possibile a misura di bambino.
Di
tutti i bambini!
Anche
di quei bambini che richiedono un impegno continuo, notevole e che
apparentemente fan di tutto per tirar fuori il peggio di te che sei lì ogni
mattina a cercar di tirar fuori il meglio di loro..quei bambini accompagnati da
genitori-sempre-sull'orlo-di-una-crisi-di-nervi-educativa e lasciati a scuola
con la solita raccomandazione (alla maestra) - fai tu, pensaci tu, io non so
più come comportarmi!
E
(lo so..non si inizia una frase con una congiunzione, ma è il filo dei pensieri
che scorrono, concedetemela..) poi ci sono i bimbi che si portano un mondo
dentro..un mondo fatto di violenza fisica, verbale, psicologica..custodito come
un segreto che sgretola l'anima o vomitato addosso ai compagni, per ferirli ed
allontanarli così da non rischiare di affezionarsi a loro, perchè poi perdere
chi si ama reca sofferenza;
così
che nessuno possa amarli perchè chi li ama è capace di far loro del male e
quindi è meglio viver soli!
Lontani
da tutto, da tutti..irraggiungibili.
Quel
mondo, allora, è come un pianeta da cui non si può scendere e sul quale non è
possibile far salir nessuno..e tu, maestra, siedi lì ai margini indefiniti di
un universo parallelo ed attendi.
Cosa
non lo sai bene nemmeno dopo anni di lavoro con i bambini, ma attendi.
Un
segnale.
Uno
spiraglio di luce che lasci intendere che forse uno Stargate c'è.
Cerchi
una strada e procedi, un passo alla volta..retrocedendo, perdendo il
contatto..avvicinandoti per poi perderti nuovamente in quella giungla di
sentimenti, in quel deserto che adulti hanno arso e riarso più volte.
E
quindi ricominci.
Ogni
volta.
Pensando
"a 'sto giro non posso farcela..non c'è solo lui/lei..ho altre mille cose
da risolvere..il tempo è quel che è..basta, rinuncio!" - poi quello
sguardo e già sai che stai ripercorrendo quella strada e lo farai e rifarai
sino a quando afferrerai una manina e quel bambino lo strapperai al mondo un
po' fottuto che lo trattiene!
Diviene
una sfida e se sei una maestra quella sfida l'accetti e la rinnovi tutti i
giorni, con tutti i bambini..ma proprio tutti!
Rifiutarne
uno equivarrebbe a rifiutarli tutti..
Quindi
lo fai.
O
non sei una maestra!
Sei
qualcuno che si siede dietro una cattedra ed insegna.
Forse
in modo eccellente, ma senza giocarti il cuore..
Conseguentemente
quella non è una scuola..ma un luogo in cui s'imparano nozioni, ma non
comportamenti..in cui si diviene culturalmente competenti, ma umanamente
ignoranti.
La
mia sfida personale, in quanto insegnante di sostegno, è una sfida che a tratti
fa male e che tira pugni nello stomaco costringendomi a guardare una testolina
china su un foglio spesso ignara di quel che sta facendo..ed io allora mi
soffermo su manine incerte che tracciano linee, colorano entro margini che non
potranno mai contenere la mia rabbia per non riuscire a strappare completamente
una bimba da quella condizione che l'ha resa speciale!
La
mia sfida si perde in colori dai nomi confusi, in numeri mescolati da un
destino che non concede a tutti i bimbi la possibilità d'esser egualmente
abili..si perde in un disegno che, bambina mia, comprendi solo tu e che mi
mostri fiera indicandomi "ttacca muro!"
Ed
io l'attacco quel foglio e ci metto i brillantini, perchè è il disegno più
bello che ci sia e poi è Natale e la scuola deve brillare della tua luce, di
quella luce che hai nel cuore e che, tu ed io lo sappiamo bene, sa arrivare
sino ai tuoi occhietti sempre un po' persi, sino alle tue manine tremanti, ai
tuoi piedini che a fatica cercano di correre dagli altri bimbi..da quei bambini
che ti aspettano, che rallentano il loro tempo ed il gioco, che si protendono
verso te dimenticando l'irruenza dell'esser piccoli per accoglierti.
E
questo accade perchè un'altra maestra ha accolto loro!
Nel
loro normale, ma per gli adulti sempre un po' incomprensibile e fastidioso,
esser piccoli, esser deboli, incerti, confusi..impegnativi..onnipresenti.
Bambini!
Semplicemente..
La
risposta alla domanda iniziale è molto semplice..la scuola-buona è quella in
cui le insegnanti non avranno bisogno di parole per presentare il proprio
lavoro perchè saranno i bimbi ad esprimersi per loro, con piccoli gesti..con
quegli sguardi che celano e mostrano la complicità di chi ha combattuto
insieme!
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