domenica 13 dicembre 2015

Le mamme ci scrivono - credere a Babbo Natale

CREDERE A BABBO NATALE:
MAGIA CHE NUTRE O ILLUSIONE DANNOSA?

Tra poche settimane sarà Natale e, questo Natale (2015), arriva in un periodo in cui i conflitti in Europa e nel mondo si sono inaspriti al punto che non ci si sente sicuri da nessuna parte: al bar, al supermercato, al ristorante e per la strada. Che ci si trovi in una città europea o mediorientale, abbiamo addosso la paura che qualcuno apra il fuoco o si faccia esplodere. Sentimenti quali, diffidenza, paura e nazionalismo, albergano in noi come in nessun altro periodo storico, condizionando le nostre giornate e la nostra vita come mai prima d’ora. In questo clima ci ritroviamo a fare i conti con il tempo che passa e le ricorrenze che, comunque, si avvicinano ed è difficile per molti sentire dentro di se lo spirito del Natale o, più in generale, sentimenti positivi di fiducia, voglia di magia e condivisione. C’è un senso generale di disillusione e di negatività che rischia di offuscare la capacità di discernere tra il “qui ed ora” e il “la e allora”.
Ecco che diventa molto difficile vivere la magia del Natale anche se in casa abbiamo bambini piccoli che potrebbero facilitare la cosa. Sempre più genitori si chiedono quanto sia giusto dire ai figli che Babbo natale esiste e che porta i doni, convinti che invece di essere una bella magia che per un certo periodo dell’anno accompagna noi e i nostri figli nei giorni precedenti e anche seguenti il Natale, sia un’illusione dannosa che nel momento in cui verrà smascherata creerà danni e traumi molto gravi.
Non saprei dire con certezza se questi dubbi derivino dai fatti successi ultimamente in Europa e nel mondo, se possano in qualche modo essere instillati dal periodo buio per lo sviluppo socio economico del nostro paese o se più semplicemente riguardino la crescente convinzione che sia meglio evitare ai figli qualsiasi tipo di frustrazione e delusione, anche a danno di una tradizione pregna di significati simbolici e magici molto arricchenti; sta di fatto che ormai molti bambini, a pochi anni di vita, si vedono presentare una realtà piatta, priva di magia e di emozioni forti e calde, che, invece, avrebbero bisogno di sentire e vivere a quell’età.
Ogni società, ogni comunità e ogni singola famiglia, ha le proprie credenze, tramanda leggende e storie che servono a dare un luogo fisico “all’immaginario”  e al “simbolico”, servono a far comprendere la differenza tra reale e immaginario e contribuiscono ad accrescere le capacità cognitiva ed emotiva dei bambini di discernere tra reale, immaginario e simbolico. L’importanza che ha credere nelle leggende e nelle storie, non è da sottovalutare; aiuta la famiglia a sentirsi parte di una comunità più grande che garantisce la continuità nel tramandare le leggende e le storie di generazione in generazione; aiuta il singolo a sentirsi parte della propria famiglia e della propria comunità concedendogli la possibilità di avere un luogo, fisico e simbolico in cui ri-trovare le sue origini; aiuta le famiglie e i singoli membri delle famiglie, ad avere dei riti da condividere per ri-conoscersi e riconoscere le proprie radici, qualsiasi sia la direzione che ha preso la sua vita. Ogni giornata che caratterizza le feste di Natale, ha un suo piccolo o grande rito, una sua piccola o grande tradizione che sono condivisi dalla comunità allargata ma che ogni famiglia vive in maniera unica e caratterizza secondo il proprio sentire: c’è chi fa albero e presepe, c’è chi solo l’albero; c’è chi festeggia il 24 sera e chi il 25 a pranzo; c’è  chi estende il pranzo o la cena di Natale a tutta la famiglia fino alle settima generazione di cugini e chi si ritrova solo con i familiari più stretti; c’è chi viaggia, chi sta a casa e chi torna nella sua terra; c’è chi “i regali li porta Babbo Natale” e chi “li porta Gesù bambino” e potrei andare avanti per pagine e pagine ma…il punto è che non importa il COME ma importa il PERCHÉ si festeggia e si crede.
Anche il momento in cui si smette di credere a Babbo Natale ha un suo significato molto importante: per una famiglia e per ogni singola persona, è un rito di passaggio necessario per crescere e se viene vissuto ed elaborato nella maniera più serena in famiglia non costituisce nessun trauma ne fa percepire al bambino un tradimento da parte dei genitori; anzi i genitori saranno determinanti nell’aiutare il bambino a capire che nella vita possono esistere momenti in cui potrà rimanere deluso ma che ha le risorse in se stesso per superare la delusione anche grazie all’aiuto del suo mondo immaginario e del ricorso al simbolico e ai riti di passaggio acquisti passando, prima che attraverso la delusione, attraverso la partecipazione a quei riti e a quelle credenze. In altre parole il credere e il rimanere delusi dalla scoperta che ciò in cui si credeva non è proprio come lo credevamo, sono le due facce della stessa medaglia e sono necessari al processo di crescita psico-emotiva e cognitiva di tutti noi.
Uno dei più grandi psicoanalisti della storia, Carl Gustav Jung, parlava dei riti come una delle forme più alte di rigenerazione spirituale e sosteneva che i riti rappresentassero un mutamento di visuale che permette all’uomo di ricollegarsi col divino: attualmente, purtroppo, i riti di passaggio sembrano essere depotenziati proprio da un atteggiamento di disillusione collettiva e rischiano di perdere quella potenza che avevano in passato, privando le persone della possibilità di nutrire in maniera sostanziale la propria anima; in ultima analisi mi sento di poter affermare che far vivere ai nostri figli la magia del Natale con le proprie credenze e storie è non solo auspicabile ma determinante, per fornire a loro non solo strumenti per evolvere ma la magia che serve per nutrire la loro anima.


Eliana Bruna, Psicologa 3393987460


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