CREDERE
A BABBO NATALE:
MAGIA
CHE NUTRE O ILLUSIONE DANNOSA?
Tra poche settimane sarà
Natale e, questo Natale (2015), arriva in un periodo in cui i conflitti in
Europa e nel mondo si sono inaspriti al punto che non ci si sente sicuri da
nessuna parte: al bar, al supermercato, al ristorante e per la strada. Che ci
si trovi in una città europea o mediorientale, abbiamo addosso la paura che
qualcuno apra il fuoco o si faccia esplodere. Sentimenti quali, diffidenza,
paura e nazionalismo, albergano in noi come in nessun altro periodo storico,
condizionando le nostre giornate e la nostra vita come mai prima d’ora. In
questo clima ci ritroviamo a fare i conti con il tempo che passa e le
ricorrenze che, comunque, si avvicinano ed è difficile per molti sentire dentro
di se lo spirito del Natale o, più in generale, sentimenti positivi di fiducia,
voglia di magia e condivisione. C’è un senso generale di disillusione e di
negatività che rischia di offuscare la capacità di discernere tra il “qui ed
ora” e il “la e allora”.
Ecco che diventa molto
difficile vivere la magia del Natale anche se in casa abbiamo bambini piccoli
che potrebbero facilitare la cosa. Sempre più genitori si chiedono quanto sia
giusto dire ai figli che Babbo natale esiste e che porta i doni, convinti che
invece di essere una bella magia che per un certo periodo dell’anno accompagna
noi e i nostri figli nei giorni precedenti e anche seguenti il Natale, sia un’illusione
dannosa che nel momento in cui verrà smascherata creerà danni e traumi molto
gravi.
Non saprei dire con
certezza se questi dubbi derivino dai fatti successi ultimamente in Europa e
nel mondo, se possano in qualche modo essere instillati dal periodo buio per lo
sviluppo socio economico del nostro paese o se più semplicemente riguardino la
crescente convinzione che sia meglio evitare ai figli qualsiasi tipo di
frustrazione e delusione, anche a danno di una tradizione pregna di significati
simbolici e magici molto arricchenti; sta di fatto che ormai molti bambini, a
pochi anni di vita, si vedono presentare una realtà piatta, priva di magia e di
emozioni forti e calde, che, invece, avrebbero bisogno di sentire e vivere a
quell’età.
Ogni società, ogni comunità
e ogni singola famiglia, ha le proprie credenze, tramanda leggende e storie che
servono a dare un luogo fisico “all’immaginario” e al “simbolico”, servono a far comprendere
la differenza tra reale e immaginario e contribuiscono ad accrescere le
capacità cognitiva ed emotiva dei bambini di discernere tra reale, immaginario
e simbolico. L’importanza che ha credere nelle leggende e nelle storie, non è
da sottovalutare; aiuta la famiglia a sentirsi parte di una comunità più grande
che garantisce la continuità nel tramandare le leggende e le storie di
generazione in generazione; aiuta il singolo a sentirsi parte della propria
famiglia e della propria comunità concedendogli la possibilità di avere un
luogo, fisico e simbolico in cui ri-trovare le sue origini; aiuta le famiglie e
i singoli membri delle famiglie, ad avere dei riti da condividere per
ri-conoscersi e riconoscere le proprie radici, qualsiasi sia la direzione che
ha preso la sua vita. Ogni giornata che caratterizza le feste di Natale, ha un
suo piccolo o grande rito, una sua piccola o grande tradizione che sono
condivisi dalla comunità allargata ma che ogni famiglia vive in maniera unica e
caratterizza secondo il proprio sentire: c’è chi fa albero e presepe, c’è chi
solo l’albero; c’è chi festeggia il 24 sera e chi il 25 a pranzo; c’è chi estende il pranzo o la cena di Natale a
tutta la famiglia fino alle settima generazione di cugini e chi si ritrova solo
con i familiari più stretti; c’è chi viaggia, chi sta a casa e chi torna nella
sua terra; c’è chi “i regali li porta Babbo Natale” e chi “li porta Gesù
bambino” e potrei andare avanti per pagine e pagine ma…il punto è che non
importa il COME ma importa il PERCHÉ si festeggia e si crede.
Anche il momento in cui si
smette di credere a Babbo Natale ha un suo significato molto importante: per
una famiglia e per ogni singola persona, è un rito di passaggio necessario per
crescere e se viene vissuto ed elaborato nella maniera più serena in famiglia
non costituisce nessun trauma ne fa percepire al bambino un tradimento da parte
dei genitori; anzi i genitori saranno determinanti nell’aiutare il bambino a
capire che nella vita possono esistere momenti in cui potrà rimanere deluso ma
che ha le risorse in se stesso per superare la delusione anche grazie all’aiuto
del suo mondo immaginario e del ricorso al simbolico e ai riti di passaggio
acquisti passando, prima che attraverso la delusione, attraverso la
partecipazione a quei riti e a quelle credenze. In altre parole il credere e il
rimanere delusi dalla scoperta che ciò in cui si credeva non è proprio come lo
credevamo, sono le due facce della stessa medaglia e sono necessari al processo
di crescita psico-emotiva e cognitiva di tutti noi.
Uno dei più grandi
psicoanalisti della storia, Carl Gustav Jung, parlava dei riti come una delle
forme più alte di rigenerazione spirituale e sosteneva che i riti
rappresentassero un mutamento di visuale che permette all’uomo di ricollegarsi
col divino: attualmente, purtroppo, i riti di passaggio sembrano essere
depotenziati proprio da un atteggiamento di disillusione collettiva e rischiano
di perdere quella potenza che avevano in passato, privando le persone della
possibilità di nutrire in maniera sostanziale la propria anima; in ultima
analisi mi sento di poter affermare che far vivere ai nostri figli la magia del
Natale con le proprie credenze e storie è non solo auspicabile ma determinante,
per fornire a loro non solo strumenti per evolvere ma la magia che serve per
nutrire la loro anima.
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