I miei bambini sono nati con il sorriso
21 agosto 2012 Nasce Lucia con TC d’urgenza
(a 40+6)
Lucia
è nata con un cesareo d’urgenza per “iniziale sofferenza fetale”, così è stata
definita, anche se io dai tracciati non sono riuscita a coglierla, e “mancato
impegno della parte presentata”. La gravidanza è stata fisiologica; a parte i
primi 3 mesi di nausea costante, un pò di sciatalgia e infiammazione al tunnel
carpale, stavo benissimo; ero seguita in consultorio dall’ostetrica, ho seguito
i corsi pre-parto ed ero serena e felice di partorire. Avevo avuto le prime contrazioni una domenica
mattina di agosto, gestibili, ma essendo al primo parto ed avendo superato la
data presunta del parto, andai comunque in ospedale a fare un tracciato; tutto
a posto, era l’inizio dei primi prodromi, che ancora non avevano prodotto
dilatazione. Passa così la domenica ed arrivo al lunedì mattina, le contrazioni
iniziano ad essere più vicine ed intense, inizio a perdere un poco di sangue
con muco e torno in ospedale, collo modificato ma ancora non siamo in
travaglio, non sono “quelle giuste”. Al pomeriggio il ritmo si fa incalzante,
vicine ed intense.. ci siamo, la mia bimba vuole nascere! Torno in ospedale
dove mi ricoverano, siamo a 3 cm ed è appena iniziato il travaglio. Un misto di
gioia, eccitazione e paura mi investe, sono qui e fra poche ore conoscerò mia
figlia! Le ostetriche sono stupende, mi fanno sistemare in camera e mi fanno
provare un pò di posizioni per trovare quella che più mi aiutasse a gestire le
contrazioni; mi dissero di camminare, la forza di gravità avrebbe aiutato la
mia bimba a scendere nel canale del parto, perché la sua testa era ancora alta
e ci sarebbe voluto un pò ancora e mi lasciarono sola con il mio compagno.
Erano le 16;00 circa del 20 agosto 2012, l’ospedale era pieno, un piccolo
ospedale di primo livello, dall’ambiente famigliare ed intimo. Le ore passano
ed inizio a gestire le contrazioni al meglio, verso sera arriva una ragazza a
cui si sono rotte le acque con bimbo podalico,
la sistemano in camera con me e la preparano per il TC d’urgenza. Da
quel momento tutto inizia a
precipitare.. In camera inizia un via vai di medici, infermiere, ostetriche, in
più c’è il cambio turno, ed ogni volta che entrano per visitare lei, qualcuno
visita me. Ora, sorridendo, ricordo una
frase letta su un gruppo di auto-aiuto tempo fa che racchiude la situazione in
modo ironico: “mi sentivo un acqua santiera”. Solo che in quei momenti non era
affatto piacevole. Mi sistemano su un tracciato (il terzo da quando sono arrivata
in ospedale) e mi lasciano lì sdraiata per circa 2 ore, finchè il mio compagno
va a chiamare qualcuno perché dovevo muovermi, non ce la facevo più. Inizio ad
urlare, basta, così non va, nel frattempo la ragazza torna dalla sala
operatoria con la sua meravigliosa bimba, e giustamente intorno a lei si raduna
un nuovo gruppo di persone. Sono circa le 23;30… come passa lentamente il tempo!
Mi visitano nuovamente: sempre solo 3 cm! Una ginecologa si affaccia e mi dice
di non urlare, di respirare ed io la mando letteralmente al diavolo, chiedo di
essere spostata in sala travaglio, per avere un po di tranquillità (ormai la
sala era libera da un pezzo, quella sera c’erano stati 4 parti: uno naturale e
tre cesarei). Finalmente mi accompagnano
in sala travaglio verso l’1 di notte; ci sono le luci soffuse e sono sola con
il mio compagno, piano piano inizio a riprendere il controllo di me stessa,
respiro, cammino, ad ogni contrazione mi appoggio al lettino e ruoto il bacino:
ok, ci sono, possiamo continuare, ora so che ce la posso fare. Appena penso
queste cose arriva di nuovo un ostetrica con il tracciato; oh no! Sono di nuovo
lì seduta, ferma, ma tengo duro: chiedo al mio compagno di portarmi una
merendina che mi ero preparata per il travaglio, avevo fame ed ero
stanchissima. Entra l’ostetrica, che appena mi vede mangiare, mi dice di
sputare (ma come, quella del turno prima mi aveva detto di mangiare?!) e che la
ginecologa voleva visitarmi (il tracciato che avevo su ancora non era stato
letto, ma loro avevano già deciso…solo che io non lo sapevo ancora.. ed ora qui
mentre lo scrivo, mi salgono le lacrime agli occhi di quanto io sono stata
ingenua, stupida e debole.. non ho
saputo difendermi). La ginecologa mi visita: 3 cm “che facciamo signora? Sono
passate 10 ore e siamo sempre fermi”, io chiedo se si possono magari rompere le
acque o far qualcosa per aiutarmi, lei cerca con gli occhi l’altro ginecologo e
dice “mah, qui sembra ci sia un iniziale SOFFERENZA FETALE non vorrei poi
doverla mandare a fare un cesareo d’emergenza, è meglio intervenire subito”. Di
tutta questa frase alle mie orecchie è arrivato solo “sofferenza fetale” e
quindi ho accettato che di me facessero tutto ciò che volevano, purchè mia
figlia stesse bene. Preparazione, catetere (dolorosissimo) ed in sala
operatoria; alle 2,02 nasceva Lucia, uno splendore di 3,230 kg, apgar 9 al
primo minuto. Ho chiesto di vederla e me l’hanno sporta 3 secondi netti; io
cercavo di sporgermi per baciarla, ma ero legata crocifissa e non ci arrivavo,
l’infermiera invece di avvicinarla è partita a razzo e me l’ha portata via.
Terminata l’operazione, finalmente mi portano in camera dove il papà mi
aspettava con in braccio nostra figlia;
per fortuna lui era dietro l’ascensore delle sale operatorie e l’ha subito
presa in braccio e seguita in tutte le procedure assistenziali. Me l’hanno
attaccata di lato al seno, io non sentivo le gambe, non potevo muovermi, ero
bloccata e non solo bloccata in senso fisico, ma anche le mie emozioni erano
bloccate; non riuscivo a realizzare, né gioire, né piangere, era mia figlia, lo
sapevo ma non lo sentivo, mi vergogno di ciò che ho provato in quegli istanti, ma
è come se quella cicatrice avesse causato un distacco nelle prime ore di vita
di me come madre. Dopo qualche ora l’hanno portata al nido, ed il mio compagno,
anche lui stanco, è andato a dormire poche ore, mentre anche io sono crollata
in un sogno agitato. Verso le 7 del mattino me l’hanno riportata in camera,
appena è tornato il mio compagno, ho chiesto di darmela in braccio…e lì ho
pianto, pianto tantissimo …. di dolore, di gioia, di frustrazione… avevo mia
figlia in braccio, non riuscivo neppure a sollevarla, non potevo cullarla,
cambiarla. Quelle sensazioni sono restate indelebili dentro di me. Sono quelle
che non mi fanno superare quel cesareo, neppure oggi. So che dovrò conviverci,
accettarlo, ed anche ringraziarlo, perché grazie a quel sorriso sulla pancia io
sono cresciuta, ho imparato, mi sono messa a disposizione delle altre mamme.
Con mia figlia il rapporto è partito subito forte e legatissimo dopo quei primi
attimi, l’altissimo contatto e l’allattamento hanno in parte cancellato quelle
prime ore di distacco; portare in fascia, fare co-sleeping, allattamento
prolungato, vivere in empatia ci ha unito in un legame profondo ed intimo.
Io
in fondo devo tutto a quel cesareo, nel bene e nel male…
12 marzo 2014 Nasce Walter con vbac (a
40+1)
Erano
passati solo 9 mesi dalla nascita di Lucia, la mia prima bimba, che ha reso di
me una mamma, ed una nuova vita era appena nata dentro di me. Abbiamo sempre
voluto che i nostri bimbi fossero molto vicini di età; l’arrivo del fratellino così presto è stata
una sorpresa ed una grande gioia. L’inizio della gravidanza ci ha tenuti con il
fiato sospeso; la data delle UM non corrispondeva, l’ansia delle beta, l’attesa
dell’esito, poi finalmente la ri-datazione e tutto è andato al meglio. Gravidanza
fisiologica seguita da una meravigliosa ostetrica del consultorio, esami sempre
perfetti, bimbo in posizione fin da subito, mi sentivo alla grande. Fin dal TC
precedente, avevo iniziato ad informarmi sul vbac perché, ero certa, che questa volta avrei
voluto partorire. Un ginecologo, durante
una visita (avevo avuto leggere perdite), mi disse che avrei dovuto abortire
perché era passato troppo poco dal TC (che mi fece lui..) e che sarebbe stato
da pazzi tentare il vbac “perché si sa, non capita mai, ma la rottura
dell’utero è sempre un rischio…” io con il sorriso ringraziai della sua premura
e che avrei valutato.
“…Io mi chiedo: se tutte li istituzioni
maggiori che si occupano della salute, raccomandano il parto naturale dopo
cesareo, perché è (paragonando i rischi/benefici ad un TC ripetuto) più sicuro
per madre e bambino, allora perché alcuni ginecologi non lo propongono, lo
sconsigliano o terrorizzano le madri con informazioni totalmente errate? Forse
perché gli ospedali, spesso minori, dove lavorano hanno bisogno di “far numero”
e per incrementare le nascite danno per scontato il falso “ a TC segue TC?"… chissà”
Le
settimane passavano, le mie ricerche proseguivano, ed io devo tutto ai gruppi
di sostegno e supporto al vbac che si trovano su facebook, sono una miniera di
informazioni ed è l’unico luogo in cui nessuno ti dice “l’importante è che ora
stiate bene” quando parli del dolore che ti ha dato il TC. Arrivo alla 32 settimana. La mia ostetrica del
consultorio, meravigliosa, mi chiede (sapendo già la mia risposta) “Allora;
vuoi fissare il TC o vuoi partorire?” io
naturalmente rispondo che partorirò. Fisso quindi una consulenza con il
ginecologo responsabile della sala parto dell’ospedale di Ciriè (TO). I
protocolli ci sono: peso stimato inferiore a 4 kg, tracciato fisso, induzione a
40+6 con foley altrimenti a 41 TC, 24 mesi dal TC ma per me fanno un eccezione.
Di tutto ciò non accetto di forzare i tempi, sapendo che fino a 42 settimane la
gravidanza è fisiologica, quindi tengo pronto il “piano b” (e quindi tengo
aperta la strada per Aosta). Ho
richiesto anche il taglio tardivo del cordone ed il pelle a pelle immediato; mi
hanno risposto che si fa di prassi per loro. Ho conosciuto altre mamme che lì
hanno avuto il loro vbac (che ringrazio perché mi hanno sopportata e supportata
durante la mia avventura) ed ero ormai sicura di aver trovato il posto giusto
per me. Arrivo a 39 settimane ed un sabato mattina alle 5, mi sveglia una
contrazione forte (erano 2 mesi che le braxton mi facevano compagnia, quindi la
differenza è stata chiara). Che emozione! Sapevo benissimo che erano solo i
cari simpatici prodromi, quindi niente fretta, attendiamo. Alle 7 del mattino,
infatti, svaniscono queste contrazioni dolorose ed irregolari. La giornata
passa senza altri dolori; la sera intorno alle 19 eccole ricomparire,
contrazioni sempre irregolari e dolorose, tanto da farmi credere in un falso
allarme e vado in ospedale: pervia al dito e torno a casa. Passa così anche la
domenica, con brevi contrazioni ogni ora/ora e mezza, poi la sera eccole
ripresentarsi più forti e vicine, ma più irregolari, per poi diminuire al
mattino; stesso scenario si ripete il lunedì notte ed il martedì. Inizio ad
essere piuttosto stanca e depressa, sfogo tutto sul gruppo di supporto al vbac,
dove sento il sostegno e la forza delle mamme che cercano di tenere alto il mio
morale, sono ormai 5 giorni che non dormo, in più dal martedì notte dalle 19
non ho più potuto sedermi ne sdraiarmi; un fortissimo e fisso dolore ai reni e
schiena me lo impedisce, e trovo sollievo solo a stare in piedi. Il mercoledì
mattina chiedo aiuto alla mia ostetrica, purtroppo non può vedermi e mi
consiglia di fare un giro all’ospedale. Trovo un ostetrica splendida, che mi
infonde coraggio, le contrazioni quella mattina non sono sparite, ma
continuano, io le gestisco, ma il dolore alla schiena invece è davvero acuto,
faccio il tracciato in piedi e mi visita: pervia a 2 dita. Le chiedo come posso
fare a far partire il vero travaglio e lei mi propone lo scollamento; le condizioni
sono ormai favorevoli, e io accetto. Vedo la ginecologa che mi guarda i livelli
del liquido e mi chiede cosa voglio fare: torno a casa o resto lì in
osservazione? Io dico che voglio andare a casa, sono stanca, non riesco a
sedermi ne sdraiarmi, non ho toccato cibo dalla sera prima e voglio fare una
lunga doccia. Torno a casa, mangio 2 forchettate di insalata, ma sono stremata,
mi faccio una lunga doccia e cerco di sistemarmi sul letto in qualche posizione
per riposare. Chiudo gli occhi forse mezzora, ma poi parte una contrazione
forte e lunghissima, inizio a sentire un bruciore sulla parte bassa della
pancia (lì dove c’è la ferita del tc) ed il dolore alla schiena si fa
insopportabile; in quell’istante vacillo, la mia forza di volontà è messa alla
prova. Ce la farò? Le contrazioni si fanno incalzanti, provo a misurarle; ogni
3 minuti! Vado in bagno e perdo sangue misto a muco; ci siamo, questa volta
senza dubbi. Corriamo in ospedale (circa un ora di auto ci voleva, ed io seduta
non riuscivo a stare ; è stata una tortura terribile quel viaggio! Il mio
compagno correva parecchio, ed io in prossimità di un velox l’ho avvisato
“attento al velox!...ma che cavolo sto pensando io ora??!!” e siamo riusciti
anche a farci una risata). Arrivata in ospedale, mi sono fatta portare in
barella in reparto, ero in preda ai brividi e agitatissima. Appena vedo
l’ostetrica di poche ore prima, mi calmo, mi sento coccolata, accolta; in
quell’istante mi avvolge una sensazione di sicurezza. Sono le 18;00 e dopo
avermi calmata, mi visita: 3 cm, il travaglio è iniziato! Mi fa spogliare,
mettere la camicia per il travaglio, mi chiede scusa, ma deve mettermi un
tracciato, che naturalmente faccio in piedi (ormai sono 24 ore che non mi siedo
ne sdraio) e mi rassicura dicendomi che entro la mattina avrei tenuto in
braccio il mio Walter. Mi viene da urlare e mi dice di buttare fuori ciò che
sento, di fare tutto ciò che voglio; da lì a poco ci sarebbe stato il cambio
turno e mi avrebbe lasciato nelle mani di una sua collega. Ed eccola che
arriva, il mio angelo custode, l’ostetrica che per me sarà il mio faro da
quell’istante; ricorderò sempre i suoi orecchini a forma di farfalla
coloratissimi! Inizia a farmi provare tutte le posizioni, per cercare quella
più comoda per me; carponi, seduta, appoggiata su lettino, sdraiata, sullo
sgabello olandese al contrario, accovacciata. Prova a mettermi una borsa
dell’acqua calda sui reni per vedere se mi da sollievo (il dolore alla schiena
è l’unico di cui mi lamento) mi fa pressione sui punti antalgici, ma nulla, io
riesco a sopportare le contrazioni solo in piedi, avvinghiata al collo del mio
compagno. Mi dice che mi visiterà ogni 2 ore se per me va bene, e che se
sentirò di “dover far la cacca” di avvisarla che ci saremo quasi. Avevo sempre
il tracciato attaccato, ma i cavi erano lunghissimi e mi permettevano tutti i
movimenti, ed io mi sono dimenticata proprio di averlo. Mi dice che mi avrebbe
staccata per farmi una bella lunga doccia, mi sistema i teli e mi butto sotto
l’acqua. Che paradiso! Che magica sensazione, quella mezzora sotto l’acqua le
contrazioni sembravano lievi e dolci, avrei voluto non finisse più! Il mio
compagno nota che mi stavo bagnando i capelli e si affaccia all’ostetrica per
chiederle un phon; lei dice di non averlo, ma che lo avrebbe cercato. Così
quando esco dalla doccia, il mio compagno mi aiuta a rivestirmi, una seconda ostetrica
mi riattacca il tracciato e la mia cara ostetrica mi asciuga i capelli “mi fa
la messa in piega”. Durante il travaglio sono stata lucida, presente, serena,
tranquilla; i dettagli di quelle ore sono vividi e chiari dentro di me. Mi
mettono la cannula nel braccio, sempre da in piedi, e di lì a breve dopo una
contrazione “diversa” urlo: “ma io devo far la cacca!!!” l’ostetrica un po
incredula mi dice di aspettare ancora un paio di contrazioni, ma la sensazione
è proprio quella! Quindi mi visita: dilatazione completa, io la guardo “mi
prendi in giro?” e lei mi sorride “solo giusto un bordino” posso iniziare a
spingere se sento di doverlo fare. La seconda ostetrica, nel mentre, mi da
qualche cucchiaino di zucchero per darmi un po di forze. Le prime spinte sono
incerte, non so bene come gestire quella voglia irresistibile, provo a mettermi
accovacciata ma è peggio; alla fine mi trovo comoda semisdraiata con le gambe
in basso e aggrappata ai maniglioni del lettino litotomico. Il sacco è integro,
sento Walter spingere con tutte le sue forze con i piedini appoggiati alle mie
costole ed io lo assecondo; il dolore alla schiena ed alla ferita è scomparso,
solo voglia di spingere e basta. Sono emozionata, sono ubriaca di gioia “ci
sono quasi, ce la sto facendo. IO CE LA STO FACENDO!” L’ostetrica guarda il
tracciato e mi dice che mi romperà le acque, in quel momento appare una signora
(era la ginecologa) che si mette a fianco a me, senza dire nulla. Il mio
compagno incuriosito da quella presenza, butta un occhio al tracciato; i
battiti di Walter scendono. Io spingo ancora ad ogni contrazione, dopo forse 5
o 6 spinte, la ginecologa mi dice “Forza è ora di fare la mamma di Walter,
dobbiamo farlo nascere in fretta” e lì mi accorgo che sono comparse una decina
di persone nella sala. Inizio a preoccuparmi. L’ostetrica mi tranquillizza, mi
dice solo che dobbiamo fare un po in fretta, ma che tutto sta andando bene, di
concentrarmi sulle spinte e con una mano lei tocca la testa di Walter mentre
arriva la contrazione (che fastidio mi dava la sua mano lì!). Vedo che mi sta
rasando, le chiedo se mi deve fare l’episiotomia, e mi dice solo se sarà
necessaria, la ginecologa mi incita a spingere, ma dopo poco si arma di
ventosa; ci sono troppi cali ed è ora di intervenire. Ogni operazione che fanno, mi
dicono cosa succede e mi rassicurano. Tagliano, infilano la ventosa e inizio a
spingere mentre lei tira, appena arriva la contrazione. Mi sento una leonessa. Due spinte. “E’ uscita la testa!” il mio
compagno si mette a piangere di felicità, io la vedo…
“Ed il mio mondo si ferma: quel momento è
impresso nella mia mente e ogni volta che ci penso, piango di gioia ed emozione;
la mia vita si ferma e riparte in quell’istante!”
Aspetto la contrazione seguente e spingo,
escono le spalle e Walter piange subito! Sta bene? Sì sta bene! Chiedo se può
tagliare il cordone il papà, ma mi dicono che ai nati con ventosa purtroppo
devono tagliare subito e lo sistemano nella postazione al mio fianco dove la
pediatra lo visita. Nasce alle 21;43. Dopo 10 minuti infiniti, il
verdetto: apgar 9 e me lo danno
finalmente in braccio: lui mi guarda e mi sorride, io sono sicura che mi ha
sorriso in quell’istante: “mamma ce l’abbiamo fatta!!” Ed io piango di gioia, non
riesco a smettere di dire grazie, grazie a lui, a me stessa, al mio compagno
per avermi sostenuta, alle ostetriche, a tutto il team. Grazie, grazie della
forza che mille mamme e più mi hanno dato con i loro pensieri che ho sentito
vicino a noi. Grazie. Ce l’abbiamo fatta! IO CE L’HO FATTA! Mi sento ubriaca,
onnipotente! Ho il mio bambino tra le braccia, lo posso toccare, accarezzare,
annusare.. Sono felice, immensamente felice, le parole non bastano a esprimere
la forza incredibile che ho sentito! Grazie!
Il
vbac è una realtà, una scelta, un diritto di ogni donna! Non facciamocelo
rubare da nessuno! Prendiamocelo! Perché si può fare! Perché l’ho scelto? Per
garantire a mio figlio il modo più sicuro e naturale di nascere!
♥ Mamma Paola ♥
Gruppi consigliati:
e… potrete
trovarmi qui https://www.facebook.com/groups/377141349007925/
Letture
consigliate:
Dopo un
cesareo - Ivana Arena
Travaglio e
parto senza paura - Emanuela Rocca
Partorire e
Accudire con Dolcezza - Sarah J. Buckley
Nessun commento:
Posta un commento