L’ostetrica
per voi
Accogliere
un bambino sul piano emozionale e fisico nei tre trimestri di gravidanza.
L’accoglimento: è questo l’argomento con cui desidero introdurre per la
prima volta la mia presenza tra queste righe.
Accogliere esprime un sentimento universale. Esso presuppone un
coinvolgimento della madre e del padre verso il proprio bambino, ma allo stesso
modo del bambino verso una madre e un padre; è un sentimento gentile, che poco
ha a che fare con l’unidirezionalità. Non dimentichiamo che nel momento in cui
nasce un bambino, nasce anche una madre e un padre appunto, prerogativa
indispensabile per cui l’accoglimento si manifesti in modo reciproco.
Accogliere richiede
passività, ritirarsi, fare un passo indietro creando “uno spazio vuoto dove può
entrare l’altro”. Lo fa una donna verso l’uomo nell’intimità, e viceversa; lo
fa, inevitabilmente, la donna quando accoglie la venuta al mondo del suo bambino.
Frederik Leboyer, precursore del parto dolce e ideatore del celeberrimo metodo Leboyer (che evidenzia una serie
di condizioni che permettono al neonato una nascita senza traumi inutili),
descrive in modo magistrale l’accoglimento
di un bambino, usando l’immagine di una donna che in gravidanza, da convessa (condizione
in cui il bambino è “contenuto” nel grembo della madre) diventa concava,
“svuotandosi” nell’atto di avere partorito la sua creatura, creando uno spazio
esteriore per accogliere il suo bambino.
Già nella fase in cui si
sta formando, l’embrione trova il suo terreno fertile che lo nutre, che lo
accoglie, che lo invita a mettere radici, impiantandosi e annidandosi. La madre
rappresenta la terra dalla quale può nutrirsi, crescere, unirsi e, poi,
separarsene al momento della nascita per ritrovarla nell’al di qua della vita extrauterina, attraverso il contatto diretto,
pelle a pelle con il corpo della madre.
L’accoglimento è
qualcosa che matura gradualmente, e la gravidanza rappresenta un valido momento
in cui l’animo della donna e dell’uomo si può preparare all’accoglimento. Già nella fase del pre-concepimento,
la donna deve prepararsi mentalmente, emozionalmente e fisicamente all’accoglienza
di una nuova vita, anche attraverso, per esempio, uno stile di vita sano,
preludio di un terreno fertile pronto ad abbracciare
la nuova vita. Sul piano emozionale in alcune donne il bambino esiste già come
entità, ad alcune appare in sogno mesi o anni prima di avere una gravidanza. Questa
condizione è più favorevole nelle donne, il cui senso di accudimento e di
accoglimento sono praticamente innati.
Invece, nel primo
trimestre la gravidanza, da sogno, si presenta reale con tutta la sua forza, creando
nella donna sentimenti fisiologici ambivalenti di paura ed eccitazione, caos e
calma … Nelle fasi iniziali di questo trimestre la donna, infatti, può sentirsi
“invasa” dal nuovo essere che ospita dentro di sé. A fronte di questo, il suo
corpo chiede di aprirsi gradualmente e di accogliere piano piano, imponendo dei
ritmi quotidiani più lenti e meno frenetici.
In questo trimestre l’accoglimento si verifica col radicamento del
bambino, infatti, in questa fase si forma la placenta, che come un albero
affonda le sue radici nel terreno uterino. Nel secondo trimestre la gravidanza
è ormai ben consolidata. La placenta termina di crescere e formarsi proprio in
questo trimestre, e di conseguenza la donna è inondata di ormoni benefici per
sé e il suo bambino. Le energie un po’ fiacche del primo trimestre, ritornano.
Si instaurano una certa apertura e dialogo tra madre e bimbo. La donna scopre
la sua capacità di adattamento nella relazione con il bambino. La loro
comunicazione è più diretta perché il bimbo viene percepito attraverso i suoi
movimenti, all’inizio poco chiari e via via sempre più definiti e decisi. In
questo trimestre l’accoglimento emozionale e fisico della donna è rappresentato
dall’espansione corporea (è in questo trimestre che la donna mette più peso, e
il bimbo completa la maggior parte della sua crescita) e dall’apertura
emozionale più accentuata che si “diffonde” da madre a figlio. Infine, nel
terzo trimestre quel senso di invasione percepito nel primo, si ripresenta
poiché il bambino occupa ormai tutto lo spazio a disposizione del corpo
materno. La madre desidera che il bimbo nasca, e che si verifichi finalmente
una separazione fisica tra i due. In tutto questo a facilitarne ulteriormente il
passaggio di separazione, alcuni ormoni entrano in gioco, come l’ossitocina
(l’ormone che favorisce la comparsa delle doglie) che manda periodicamente
ondate di contrazione e rilassamento (talvolta impercettibili) in cui la donna
viene spinta sempre di più verso la realtà del parto, scandendo il tempo della
nascita. Il bimbo si posiziona a testa in giù e preme in basso. I suoi movimenti
diventano più decisi e precisi, per poi diminuire con il trascorrere delle
settimane di gestazione. In questo trimestre gli incontri di accompagnamento
alla nascita sono il luogo in cui la donna può prepararsi fisicamente ed
emozionalmente all’accoglimento del bambino, conferendole più consapevolezza
nelle sue azioni e ricevere maggiore gratificazione. Il terzo trimestre
rappresenta la fase della separazione salutogenica tra madre e bimbo dopo nove
mesi di vissuto in simbiosi e unione, ma che convergerà in una profonda gratificazione
nell’incontro reale tra i due.
Per le vostre domande,
curiosità, riflessioni, o per proporre qualche argomento da trattare, mi potete
contattare sulla mail: angelica.pellicone@libero.it oppure sul mio contatto facebook: https://www.facebook.com/angelica.pellicone.5 oppure potete consultare anche il mio
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