martedì 20 settembre 2016

L'avvocato in ascolto... giù le mani!


Mi chiamo Roberta Plemone, ho 29 anni e sono Avvocato.
Mi occupo di diritto civile, con particolare attenzione per il diritto delle persone, della famiglia e dei minori. Grazie al supporto dei miei Colleghi di studio, spazio in tutti gli ambiti del diritto, per fornire un’assistenza completa.
Sono un’entusiasta: nella vita, nel lavoro e nelle piccole cose. Non mi fermo davanti a nulla, soprattutto se devo difendere ciò in cui credo.
Per le vostre domande, le vostre curiosità, o per proporre qualche argomento da trattare, mi potete contattare su facebook https://www.facebook.com/roberta.plemone
oppure sulla mia mail roberta.plemone@libero.it
Sarò felice di ascoltarvi!


GIU’ LE MANI.
Non è mai facile parlare di un brutto argomento, specie se parla anche un po’ di noi; specie se mischia emozioni e lavoro.
E allora, anche in questo caso, per colmare le mie carenze mi sono fatta aiutare da Professionisti veri, che queste storie le sentono e le combattono ogni giorno.

Quindi, prima di tutto, occorre ringraziare:
-          Maresciallo Massimiliano USAI, comandante della Caserma dei Carabinieri di Cuorgnè;
-          Avv. Davide ANGELERI, avvocato penalista;
-          Dott.ssa Lucrezia LOVO, psicologa;
-          Gianluca GALLICCHIO, istruttore di krav maga,
con la speranza di regalarvi un articolo pratico, sentito e particolarmente incentrato sulle possibilità di aiuto nel nostro territorio canavesano.

La parola “femminicidio” suona male, però serve. Per definire in modo appropriato la categoria dei delitti perpetrati contro una donna solo perché è donna; per capire e spiegare che di violenza di genere si muore; per cercare di non banalizzare il fenomeno.
Perché non è così e i numeri parlano chiaro: solo nei primi 5 mesi dell’anno già 55 donne sono state uccise da un uomo, dal loro uomo, una ogni tre giorni.
La violenza può essere di due tipi:
-          psicologica: si ha ogni qualvolta il partner cerca di sottomettere la donna, rendendola passiva e priva di autostima. Un uomo che mette in atto la violenza psicologica, tende a far sentire la propria compagna inadatta, sbagliata. Tende ad esercitare sempre un maggior controllo rispetto alla sua autonomia, limitandola ed isolandola dal suo contesto sociale (famiglia, amicizie, lavoro). Minacce di abbandono, fisiche, di morte, accuse ripetute di infedeltà ne sono alcuni esempi;
-         
fisica: è quella più facile da riconoscere, visibile agli occhi di tutti e tristemente drammatica. Non riguarda solo le “botte”, ma anche l’imposizione di rapporti sessuali.
Cos’hanno in comune questi due tipi di violenza?
-          deumanizzazione: la donna viene spogliata di ogni umanità: non è più un essere pensante, con pensieri ed emozioni. Diventa un oggetto in possesso del partner, pronta a soddisfare desideri ed esigenze dell’uomo;
-          senso di colpa: molto spesso chi è vittima di violenza prova senso di colpa, immotivatamente giustificando le azioni dell’aggressore.
Il ciclo della violenza si divide in tre fasi:
1.    fase di crescita della tensione: la donna inizia a sentire l’aumento della tensione e, per prevenire la violenza, concentra attenzioni ed energie sull’uomo, ostile e minaccioso;
2.    fase di maltrattamento: in questa fase viene agita la violenza vera e propria: violenza psicologica e fisica sono strettamente intrecciate. Generalmente, la violenza fisica è graduale: i primi episodi possono essere caratterizzati da spintoni e prese molto forti, per poi arrivare a schiaffi, calci, pugni, violenza sessuale;
3.    fase della luna di miele: questa fase si divide in due momenti distinti. In un primo tempo, l’uomo si scusa e si dimostra dolce ed attento. Per farsi perdonare promette di cambiare, attribuendo la causa del suo comportamento a cause esterne la famiglia, oppure al comportamento della donna che, essendo inadeguata, ha provocato in lui una forte reazione. E’ in questo caso che la donna può provare sensi di colpa, per non aver rispettato le aspettative del partner.
Quando la violenza è radicata, i cicli sono molto ravvicinati e la violenza è sempre più intensa.
La violenza di genere è un fenomeno così drammaticamente frequente che è stato necessario un intervento legislativo sul punto. La c.d. Legge sul femminicidio (Legge 119 del 2013) ha introdotto nel diritto penale misure, preventive e repressive, per combattere la violenza sulle donne, tra cui:
-          Inasprimento della normativa: sono state aumentate le pene ed introdotte alcune aggravanti, quando, ad esempio, lo stalking sia commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, dal compagno o dall’ex partner;
-          Ammonimento in caso di reati “sentinella”: in presenza di percosse o lesioni, in epoca precedente la querela, il Questore può ammonire il responsabile;
-          Case rifugio: la donna vittima di violenza ed i figli saranno ospiti in abitazioni protette, tenute segrete dalle Forze di Polizia;
-          Gratuito Patrocinio: a prescindere dal reddito, le donne vittima di stalking o maltrattamenti in famiglia possono essere ammesse al patrocinio a spese dello Stato;
-          Processi ed indagini preliminari più rapidi: per i reati di stalking e maltrattamenti in famiglia, le indagini preliminari non potranno mai superare la durata di un anno;
-          Applicazione delle misure cautelari per i reati di stalking e maltrattamenti, fino all’allontanamento dalla casa familiare;
-          Remissione della querela: la querela nel reato di stalking è irrevocabile se ci si trova in presenza di gravi e ripetute minacce. Resta revocabile negli altri casi, ma la remissione potrà essere fatta solo in sede processuale, davanti all'autorità giudiziaria, al fine di garantire e non comprimere la libera determinazione della vittima.
Se siete donne vittime di violenza, DENUNCIATE, perché salverete, prima di tutto, Voi stesse.
Potete affidarvi ad un Avvocato  oppure recarvi direttamente presso le Caserme dei Carabinieri o della Polizia, dislocate sul territorio, per sporgere la vostra denuncia nei confronti dell’aggressore.
A Cuorgnè, l’Arma dei Carabinieri è particolarmente sensibile al problema, motivata da un forte spirito di intraprendenza e dalla giovane età dei suoi componenti. E’ attivo il servizio delle case rifugio; viene prestata continua assistenza alla donna ed alla famiglia vittima di violenza; esistono collaborazioni con centri assistenza e professionisti, la cui principale missione è non lasciarvi sole.
E’ a completa disposizione una Sottoufficiale donna, con competenze specifiche, per far sentire a proprio agio chi sta attraversando un periodo tanto difficile.
In ogni caso, non omettete di recarvi presso il Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino, perché i sanitari possano fornirvi l’assistenza medica che meritate.
Siamo donne, siamo estremamente forti e possiamo difenderci, anche affidandoci ad un’arte tutt’altro che da “femminuccia”. Gianluca GALLICCHIO, insegnante di difesa personale, krav maga, tiene a sottolineare “Mi è capitato di avere tra le mie allieve donne che hanno subito violenza, donne che si sono avvicinate al krav maga per difendere se stesse o i propri figli da un uomo violento. E’importante investire in un corso di difesa personale per imparare semplici ma efficaci tecniche che posso salvarci la vita. La donna può difendersi, la donna può non essere più vittima”. Gianluca tiene i corsi nella palestra del Polisportivo di Rivarolo C.se, il martedì ed il giovedì dalle 19 alle 20.30. Potete contattarlo sulla sua pagina facebook “Gianluca GALLICCHIO Krav Maga” o alla sua email gianluca.gallicchio1978@gmail.com.












Avv. Roberta Plemone


























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