L’ostetrica
per voi
Gli ormoni – alleati della donna e
del bambino (I° parte).
Gli ormoni … è un argomento lungo e
complesso (che proverò a
riassumere in questo articolo e in
uno successivo) che mi sta particolarmente a cuore e che desidero fortemente condividere
con voi.
Questa è la ragione per cui va fatta una
premessa approfondita del mio desiderio di parlarvene …
Ho avuto già un paio di occasioni in cui
ho approfondito il tema sugli ormoni; la prima, nel 2008, durante una lezione
all’Università, rivolta ad un gruppo di studentesse di Ostetricia; la seconda, in
occasione di un incontro a Ivrea con un gruppo di mamme in gravidanza. In
entrambe le situazioni, lo stupore è stato il denominatore comune che si palesava tra gli uditori, nello stesso
modo di come io (giovane laureanda) manifestai il mio entusiasmo quando ne
sentii parlare per la prima volta a Firenze, ad un corso di aggiornamento per
ostetriche. Fu un argomento che mi suscitò fascino e stupore per l’appunto, ma al
contempo smarrimento e crisi profonda sul mio divenire ostetrica, turbando quelle
poche certezze sulla mia formazione. Quello è stato, chiaramente, motivo di
sprono a documentarmi, ad approfondire e a cercare, per trovare conferma a
tutto ciò che in cuore mio
sapevo già ancora prima di approcciarmi all’ostetricia, ma che, durante il mio percorso
di studi, mi era sempre stato negato.
Questi “esseri sconosciuti” - gli ormoni
– sono racchiusi in una parola che esprime tutto, Energia e Vita; essi
rappresentano il motore propulsore che guida le nostre emozioni e che creano un
equilibrio armonico di salute. In che modo il tutto è applicabile nel travaglio
e nel parto?
La gravidanza, il travaglio, il parto e
l’accoglimento del neonato, sono eventi che si esprimono attraverso una “danza”
degli ormoni, in quanto diretti responsabili dell’armonia tra il corpo e la mente,
tra l’istinto e la ragione, e della comunicazione “interiore” tra madre e
figlio. Gli ormoni rappresentano gli strumenti attraverso cui il corpo della
madre e del bambino comunicano … tanto che, se non fosse così, il bambino non
potrebbe indicare alla madre quando è pronto a venire al mondo e di conseguenza
la madre non saprebbe quando intraprendere quel viaggio chiamato “nascita”. In
un tacito accordo endogeno, proprio attraverso questi “esserini”, la madre e il
suo bambino si avviano insieme verso il travaglio e il parto. Se il processo
degli ormoni, in una donna in travaglio, rimane indisturbato, esso si esprimerà
in perfetta armonia e l’esito del parto sarà un’esperienza gratificante per
entrambi. Al contrario, la presenza di interferenze (il più delle volte create da
una mancanza di conoscenza della fisiologia degli ormoni nella nascita) potrebbe
deviare l’evento verso patologie o complicazioni
per la madre e il bambino.
Le ricerche hanno ampliamente dimostrato
come nel travaglio e nel parto il cervello ha un ruolo centrale per lo
scatenarsi di questi eventi: in modo semplicistico, una parte di questi ormoni
vengono rilasciati da alcune parti del cervello e comunicano all’utero l’iniziazione
delle doglie, ed altri agiscono a livello locale.
La parte più attiva del corpo nella
donna che partorisce non è l’utero ma la
parte ancestrale del suo cervello, cioè la parte più antica e profonda
delle sue strutture cerebrali, che si presenta minuscola rispetto alla parte più
voluminosa e sviluppata del cervello stesso. Questa parte così piccola è quella che accomuna l’essere umano a tutti gli altri
mammiferi. Se applichiamo questa premessa all’evento del parto, il tutto può risultare più chiaro… una
donna in stadio avanzato del travaglio o in vicinanza al parto, se è nella
fisiologia, si comporta estraniandosi completamente, come se fosse assente, ignorando
cosa le capita attorno, è come se fosse su “un altro pianeta”, come se stesse
iniziando una sorta di viaggio interiore; in altre circostanze si comporta come
non farebbe mai nella vita sociale di tutti i giorni: urla, piange, grida,
diventa aggressiva, assume le posizioni più inaspettate. Tutto ciò può interpretarsi semplicemente
così,
ovvero: è assolutamente
fisiologico che
nel
travaglio e nel parto la parte razionale, che
caratterizza la nostra vita sociale e la quotidianità, lasci spazio alla parte
più istintiva, alla parte più “animalesca” che è in noi. Ed è proprio da questa piccola zona del cervello che vengono
rilasciati gli ormoni “amici” per un travaglio e un parto in salute.
L’ossitocina è uno di questi. Per molto
tempo si è creduto che l’ossitocina non avesse altro che la funzione di fare
contrarre l’utero, in sintesi, una funzione solo meccanica; poi nel 1969 e
successivamente, attraverso una serie di studi successivi, si è rilevato
l’effetto che l’ossitocina esercita sul comportamento umano.
L’ossitocina è, in sintesi, l’ormone dell’altruismo; è per eccellenza
l’ormone dell’amore. In qualsiasi forma di amore,
l’ossitocina è sempre la protagonista. E’ implicata negli eventi di massima
espressione dell’amore … dalla nascita ai rapporti sessuali. Durante
l’innamoramento e “l’accoppiamento”, sia la donna che l’uomo secernono livelli
alti di ossitocina. Quindi non è un ormone solo al femminile. Questo spiega
anche come una madre possa perdutamente innamorarsi della sua creatura al
momento della nascita, e, come lei, anche il padre rimanendo impresso questo
sentimento per sempre. Resta beninteso che l’ossitocina non viene liberata in
maniera indipendente da altre cose, fa sempre parte di un cocktail ormonale complesso. Così subito dopo la nascita del bambino, in
cui si ha il picco di ossitocina la madre libera un altro ormone: la prolattina.
La prolattina è l’ormone delle cure
materne, della “preoccupazione materna fisiologica” orientata a porre
attenzione al nuovo arrivato. Immediatamente dopo la nascita del suo bambino,
la madre ha sia un tasso elevato di ossitocina che prolattina, vale a dire
esprimendolo in formula matematica …
ormone dell’amore (ossitocina) + ormone del maternage
(prolattina) =
amore totale per il bambino.
In conclusione se l’evento della nascita
traccia il suo percorso naturale, senza interferenze inutili, diventa chiaro
come il sopravvento dell’amore sprigionato da questi ormoni, alleati della
donna e del bambino, vadano a potenziare una capacità d’amare reciproco, che si
rifletterà su se stessi e conseguentemente sugli altri.
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