Latte di Mamma e ….
Rubrica sull’allattamento materno a cura di Maria Di Maggio
Fondatrice del gruppo fb ”Noi Mamme che allattiamo anche dopo i 6 mesi”
Ciao Mamme,
ci eravamo lasciate lo scorso mese col mio pensiero sulla conquista
dell’autonomia dei nostri Bimbi e sul ruolo fondamentale che a mio avviso gioca
in tutto questo l’allattamento. Per riassumere, riporto in sintesi: “Io credo
che il latte di Mamma è da subito nutrimento, amore e vita ma allo stesso tempo
si evolve diventando tantissime cose.
Allattare è davvero donarsi ai propri Figli. Allattare vuol dire
accettarli, accoglierli, consolarli, cullarli, proteggerli e soprattutto
ascoltarli. Ci sono forse altre basi migliori per costruire l’autostima di un
Bambino? L’Amore è alla base dell’autostima”. Mi collego a questo concetto poiché
il tema di questo mese è “l’allattamento a termine” ossia allattare il proprio
Bambino/a fino a che sia lui/lei a lasciare il seno autonomamente non appena
riterrà conclusa questa meravigliosa esperienza. Tante Mamme, anche tra le
Mamme che allattano, a questo punto storcono il naso. La reazione più comune è
“si e allora campa cavallo! non si staccheranno mai!”. Rispondo con una
domanda: avete mai visto Teenager allattati? Io no. Questa è la conferma che
prima o poi si staccano e vi assicuro che capita molto prima di diventare
adolescenti! Secondo me l’allattamento a termine va a braccetto col discorso
autonomia-autostima e quindi, futuro adulto di domani. Per esprimere il mio
pensiero, vorrei partire da una frase stupenda, che ovviamente condivido in pieno,
della mitica Alessandra Bortolotti psicologa perinatale ed autrice del libro “E
se poi prende il vizio?”, che dice: “Allattare è un gesto d’amore e come tale non
ha per natura limiti di tempo, l’amore non è a tempo!”. Questa è
praticamente diventata, senza programmarlo o progettarlo, la mia filosofia di
vita e ogni giorno festeggiamo un traguardo da ben 55 mesi (4 anni e mezzo) di
cui quasi 30 (2 anni e mezzo) in tandem. Perché continuare ad allattare il
proprio Bimbo fino a che smetterà da solo di chiedere la tetta? Beh, la vera
domanda per me è: perché no? Io sinceramente in questi anni non ho trovato un
motivo valido per rifiutare le richieste dei miei Bimbi. Ovviamente abbiamo
dato dei limiti e qualche regola, usando il buon senso e trovando persino
qualche compromesso costruttivo. Non ho mai vissuto il nostro allattamento come
una restrizione della mia libertà, né ancora meno, come una limitazione alla
conquista dell’autonomia di Giulia e Ludovico, anzi, abbiamo riscontrato più
volte l’esatto contrario. Ho visto Giulia e Ludovico sempre sereni ed ho visto
accrescere l’autostima in loro stessi vedendo accolte le loro richieste, tutte
le loro richieste…. da provare a far da soli un qualcosa fino ad accettare e
accogliere la richiesta di una ciucciatina quando ne sentivano il bisogno.
Non mi sono mai
posta, quindi, il problema di come “staccarli”, anche perché, come mi fa
riflettere mio Marito, dal punto di vista fisiologico siamo progettate per
continuare a produrre latte qualitativamente impareggiabile per ogni stadio di
crescita dei nostri Bimbi, se così non fosse, smetteremmo semplicemente di
produrre latte al compimento dei sei mesi dei nostri piccoli. Eppure, come far terminare l’allattamento, rimane
una tra le domande più frequenti delle Mamme, persino con Bimbi molto piccoli e
lo riscontro spesso anche nel mio gruppo. Cosa rispondere a questa domanda è
molto difficile. Tanti sono i motivi che la Mamme raccontano per motivare la loro scelta di
smettere di allattare, più o meno personalmente condivisibili, e altrettante
sono le risposte di altre Mamme su come smettere. Posto che, vorrei solo
ricordare, che i motivi per cui è
necessario smettere di allattare sono davvero pochissimi, rimane insindacabile
che ogni Mamma faccia la scelta che ritiene più opportuna per il proprio Bimbo,
in primis e poi per se stessa (ricordiamocelo sempre!). C’è però in realtà un
motivo e soprattutto un modo che possa definirsi onesto nello smettere di
allattare? Cosa rispondo da Consulente in allattamento materno: Il modo giusto
sarebbe quello di valutare diversi parametri di ogni singola coppia
madre-bambino e se non possono esserci scelte che protraggono l’allattamento,
consigliare un distacco graduale del piccolo dalla tetta allontanando le poppate
per poi saltarne alcune (quindi addio allattamento a richiesta!), integrare con
altro (a seconda dell’età del Bambino), distrarre con un libro o una
passeggiata il Bimbo quando chiede di ciucciare, dialogare molto su quanto sta
avvenendo indipendentemente dall’età del piccolo. Bisognerebbe dire con estrema
chiarezza e sincerità al proprio Figlio che si desidera smettere di allattare
per i motivi X ed Y. Ecco perché, secondo me, sarebbe giusto che avvenisse il
più tardi possibile, poiché questo presuppone che il Bimbo sia in età da
comprendere ed eventualmente accettare la scelta della Madre, che probabilmente
non sarà la sua.
E’ un
distacco sicuramente molto lento che rispetta i tempi del Bambino e rimane una
scelta di accudimento ad alto contatto che tiene conto di possibili regressioni
e le accetta pur continuando a perseverare nell’obbiettivo finale. Molte Mamme,
però, che scelgono di smettere di allattare non fanno questa scelta o perché
non hanno il tempo e la pazienza di intraprendere questo percorso lungo e non
semplice o semplicemente perché non si pongono nemmeno il problema dal punto di
vista del Bambino. Cosa succede allora veramente nella maggior parte dei casi?
Le Mamme trovano un qualche escamotage! E qui, per me, casca l’asino!
Ecco che a questo
punto entrano in gioco tante cose e ritorna come per magia il discorso iniziato
il mese scorso sull’autonomia-autostima che tanto ci criticano a noi Mamme
allattone. Vediamo il perché. Quale escamotage si può dire integerrimo? Che
grado di lealtà siamo disposti ad offrire? Che esempio morale vogliamo
trasmettere? Che modello educativo intendiamo dare, fin da subito, ai nostri
Figli sulla base di che adulto vorremmo fosse domani?
Ecco che, a mio
avviso, inizia la fiera degli orrori! Ne ho sentite di tutte: cerotti, pomate
dal gusto schifoso, addirittura peperoncino o caffè solubile, rifiuto secco, sostituzione
di tetta con ciucci e/o biberon contenenti bevande zuccherate, proposta di
oggetti transazionali e infine, arriva la peggiore, ossia, scomparire per
qualche giorno lasciando il piccolo con qualche parente prossimo. Spero davvero che poche Mamme siano a
conoscenza di cosa questa ultima opzione provochi nei loro Bambini. I più
piccoli non hanno ancora proprio il concetto di cognizione del tempo, pertanto
non riescono a comprendere l’assenza della figura di riferimento, ossia la Mamma ed elaborano la
mancanza della stessa, seppure minima nel tempo, alla stregua di come noi
adulti viviamo un lutto. Immaginiamoci, pertanto, il dolore che provano
nell’assenza prolungata della Mamma e peraltro improvvisa (quando invece i
Bambini sono rassicurati dalla routinarietà). Detto questo, il cerchio si
chiude con quello che è il discorso iniziale della fiducia, della lealtà, del
buon esempio, della speranza ed aspettazione che abbiamo sul futuro dei nostri
Figli. Cosa gli insegniamo mettendo un cerotto sui capezzoli e raccontandogli
un sacco di balle? Ad essere bugiardo, a risolvere le questioni importanti
(ricordiamoci che per i nostri Figli la tetta è la vita! e la Mamma è tutto!) con la
menzogna, con raggiri e mezzucci. Cosa gli dimostriamo sostituendoci con altro?
Che possono fare benissimo a meno di noi, come nutrici e come esempio di vita. Cosa
trasmettiamo scomparendo per qualche giorno? La risposta è l’abbandono. Gli
stiamo dicendo “arrangiati, io non ci sono più”. Gli stiamo insegnando a
scappare dalle proprie responsabilità, non ad affrontarle. Questo non è vivere
a testa alta, questo è instillare insicurezza e cattivo esempio. Viene
criticato dalla Società un modello educativo che accoglie le richieste dei
Figli etichettandoli come viziati e invece viene accettato un comportamento, a
mio dire,
gravemente diseducativo e sterile. Viene pubblicizzato e sostenuto un modello
di Madre a bassissimo contatto a discapito di una Mamma che sceglie di
allattare a lungo e che per questo viene criticata, vista come un’aliena e
lasciata sola. Poi ci chiediamo perchè la nostra Società è così malata e va
allo scatafascio? Per me allattare a termine vuol dire allattare ad oltranza,
Amare ad oltranza. C’è così tanto bisogno di valori e d’amore oggi che non vedo
assolutamente niente di male a continuare ad allattare Giulia e Ludovico fino
all’università se me lo chiederanno. Come dico sempre, allattare è amore allo
stato liquido e allora allattiamoli finchè ce lo chiederanno e freghiamocene di
chi la pensa diversamente da noi e ci accusa perché non ci comprende. Per me è
più importante il giudizio dei miei Figli che quello di questa Società
perbenista pronta a giudicare sempre tutto e tutti. Se, invece di ascoltare e
preoccuparci della gente, mettessimo lo stesso impegno nell’ascoltare i nostri
Bambini, saremmo indubbiamente più serene e realizzate e i nostri Bimbi molto
meno nervosi e insicuri. Ecco cosa vuol dire autonomia, autostima… vuol dire
saper essere ascoltati ed accolti. Voglio lasciarvi con una frase bellissima
frutto di riflessione dell’Educatrice del Nido del mio Ludovico, la dolcissima
Maestra Alessandra:
“La priorità più grande è prendersi il tempo per amare…
Amare significa anche fermare;
Amare significa ascoltare e ciò richiede impegno,
costanza e disponibilità….
significa lasciarsi penetrare dal suo sguardo, i figli
vanno “sentiti” non “uditi”. ”
Chi semina amore
raccoglie felicità.
William
Shakespeare
♥ mamma Maria ♥
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