Psicologia e dintorni
Sono Stefania Macchieraldo mamma di
Tommaso 15 mesi. Psicologa di professione. Dopo essere passata attraverso il
mare delle emozioni che una gravidanza e una nascita portano con sé, continuo
l'entusiasmante avventura del crescere insieme al mio piccolo. E' stato, così,
inevitabile portare anche la mia professione sul versante della passione di
essere mamma: una mamma ad alto contatto, con un po' di nozioni professionali,
molto imperfetta, allergica ai fanatismi e intollerante alle ingiustizie.
L'ipnosi come
risorsa naturale per un travaglio più breve e meno doloroso.
Sognavo un parto
naturale, nello stesso modo in cui ho orientato la mia vita ulteriormente verso
il naturale sin da quando ho iniziato a pensare di avere un figlio.
So anche quanto sia
fisiologicamente utile il dolore del parto ma so anche quanto sia rilevante la
componente psicologica del dolore e quanto la nostra mente possa contribuire a
favorire la fisiologia piuttosto che ostacolarla nel gestire il dolore rendendo
più fluido e rapido il travaglio.
Insomma, il dolore
serve ma se è troppo e se non è gestito bene rischia di essere di ostacolo.
Così, senza dubbio
nella lista delle “cose da fare” in vista del parto ho messo l'ipnosi, anzi,
più precisamente l'addestramento all'autoipnosi a sostegno del travaglio.
Essendo del settore
non avevo pregiudizi che mi frenassero ad utilizzare questo strumento (antico e
scientifico allo stesso tempo) su di me. E, le mie pazienti, per prime me, ne
confermavano l'efficacia, ma ero curiosa di fare questa esperienza sulla mia pelle
che, devo dire, è stata sorprendente.
Sicuramente molti
fattori influiscono sullo svolgimento del travaglio e ogni donna è un mondo a
sé, però, per quanto mi riguarda, è stata un'esperienza totalmente positiva che
mi ha consentito di sentirmi profondamente serena, di gestire con calma e in
piena coscienza le contrazioni al punto di provare benessere ed addormentarmi
tra una e l'altra, durante la prima fase del travaglio, senza avere l'ansia e
l'attesa per l'arrivo della contrazione successiva, arrivando, così, alla fase
espulsiva, quando, invece, è necessario essere ben vigili, in tempi più brevi e
con a disposizione maggiore energia.
E’ stato dimostrato
da autorevoli studi che il travaglio in autoipnosi dura mediamente la metà del
tempo. Questo perché, se la mamma è rilassata durante il travaglio, è in grado
di inibire la produzione di ormoni dello stress e facilitare la produzione di
ossitocina, l’ormone che stimola le contrazioni e la dilatazione; non solo: il
fatto di sentirsi autonoma nella gestione del suo dolore aiuta la donna sul
piano psicologico a sentirsi più forte e fiduciosa nelle proprie capacità,
risorsa fondamentale anche dopo.
L’autoipnosi,
inoltre, fa bene anche al bambino. Lo stato di rilassamento della mamma induce
una vasodilatazione che fa aumentare l’afflusso di sangue dalla placenta e
quindi l’ossigenazione ed il nutrimento al piccolo.
Anche
successivamente, durante i primi mesi, l'ipnosi mi è stata di grande aiuto per
prendere sonno facilmente tra una poppata notturna e l'altra.
E... non nego che
ancora oggi quando abbiamo certe notti agitate e sonni continuamente interrotti
mi è di grande aiuto per riuscire a riaddormentarmi rapidamente tra un
risveglio e l'altro senza innervosirmi.
Chiunque, in poche
sedute, può diventare in grado di entrare ed uscire vantaggiosamente da uno
stato di trance ipnotica, è sufficiente un buon addestramento con un ipnologo e
un po' di allenamento quotidiano per contro proprio.
Per domande e
approfondimenti contattatemi senza esitare!
340.74.60.184
www.kimila.it
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