martedì 17 maggio 2016

Psicologia e dintorni... la risposta, quando l'allattmento non parte

Psicologia e dintorni
Sono Stefania Macchieraldo mamma di Tommaso 15 mesi. Psicologa di professione. Dopo essere passata attraverso il mare delle emozioni che una gravidanza e una nascita portano con sé, continuo l'entusiasmante avventura del crescere insieme al mio piccolo. E' stato, così, inevitabile portare anche la mia professione sul versante della passione di essere mamma: una mamma ad alto contatto, con un po' di nozioni professionali, molto imperfetta, allergica ai fanatismi e intollerante alle ingiustizie.


UN DOLORE DELL'ANIMA CHE DIVENTA PREZIOSA LEZIONE DI MATERNITA'

Care mamme,
questo mese, ci tengo a condividere con voi la risposta che ho dato al grido di dolore di una mamma in merito al suo desiderato ma mancato allattamento.
E ringrazio di cuore la mamma che mi ha scritto e che mi ha dato l'opportunità di fare queste riflessioni.
L'allattamento al seno è importante e per questo va fatto un grande lavoro di prevenzione e di sostegno ma non deve trasformarsi in un “metro di misura” rispetto alla capacità delle neo-mamme che già alla nascita dei loro figli si trovano in una fase delicatissima e, talvolta, piena di insicurezze.
Il nutrimento affettivo che passa attraverso i sorrisi e gli sguardi pieni di serenità ed amore della mamma e delle figure di accudimento è fondamentale e va tutelato rispetto a tutte le possibili difficoltà che una neo mamma può incontrare.
Va tutelato sempre e sopra ogni cosa, per il bene suo e del bambino che nei primi mesi è ancora in una condizione di fusione con lei. 

... dopo una gravidanza a rischio e per miei errori e limiti (ma anche perché' la bimba all'inizio non si attaccava e per consigli sbagliati dati in buone fede da familiari e per l' ignoranza di altre persone pseudo competenti che ho anche pagato) mi e' saltato fin dall'inizio l'allattamento al seno...
Li per li, pur provandoci ma senza insistenza, non mi ha fatto male ma più passa il tempo più soffro, fino al pianto...
Dopo mesi ho incontrato un'ostetrica che mi ha consigliato il riallattamento … ho anche noleggiato tiralatte ma non l'ho mai usato (o quasi) perché tirare ogni tre ore con scarso risultato mi da' più frustrazione e temo che il mio pianto in merito possa peggiorare...

Vorrei riuscire a perdonare a me stessa il fatto di non essere riuscita, con i miei limiti, a dare a mia figlia il latte naturale, come le altre mamme, perdendo per sempre questa fantastica chance e quel meraviglioso contatto fisico che solo l'allattamento può' dare...
...come non sentirmi in colpa per non esser riuscita a capire prima che l'infermiera pediatrica ospedaliera che ho pagato per aiutarmi era in realtà una grande incompetente e che a suo tempo (visto che la bimba non si attaccava) mi ha esortato alla rassegnazione, pur avendo io il latte?
Non riesco a perdonarmelo e piango per questo.

Come posso compensare quello che mi e' mancato con allattamento? Uso un marsupio?
Ogni poppata con biberon mi evoca il fallimento e la mia incapacità.
Sento che avere il seno e' stato del tutto inutile.
Sto male anche se la bimba e' serena e molto gioiosa e, al momento, non ha avuto conseguenze fisiche per mancato allattamento.
Il mancato allattamento della mia bimba e' vissuto da me con grande dolore, direi quasi un dolore dell'anima.
Nel rispondermi, non decanti, per favore, la bellezza e l'importanza dell'allattamento al seno... perché' purtroppo questo lo sa già' da me ed è' per questo che soffro tantissimo.
(mail firmata)

Cara M.,
potrei scriverLe tante cose in merito alla sua storia: potrei dirLe che si inneggia tanto all'allattamento naturale e, poi, nei casi meno semplici è difficile trovare il sostegno adeguato anche da parte di professionisti motivo per cui sono sorte associazioni apposite come Mom's ma non sempre le neo mamme ne sono al corrente;
potrei dirLe che non basta certo allattare al seno per essere buone madri e che non allattare al seno non preclude minimamente esserlo;
potrei dirLe che, senza dubbio, il latte materno è il miglior alimento predisposto per i nostri cuccioli, ricordandoLe, però, anche che, da che mondo e mondo, prima le balie e il latte artificiale poi hanno nutrito bimbi che altrimenti non avrebbero potuto nutrirsi.

Se riesce, quindi, accompagni con un sorriso la poppata al biberon, Sua figlia per crescere ha bisogno di sorrisi quanto di latte, il latte materno si può sostituire con il latte artificiale, i sorrisi di mamma sono insostituibili.

Aggiungerei che il contatto fisico non va perso... il "pelle a pelle" si può comunque fare, gli abbracci, e tutto ciò che rientra in uno stile di accudiremo "ad alto contatto" (co-sleeping, portare in fascia, massaggio neonatale,...) si può scegliere di farlo comunque, sempre che sia uno stile che sente in armonia con se stessa, ovviamente.

Ciò che ci tengo a dirLe è che Sua figlia, attraverso la vicenda del vostro allattamento, le ha donato una lezione importante, fondamentale direi, una lezione che prima o poi arriva secca e pungente per ogni mamma: la lezione della limitatezza.
Prima o poi, come madri, tutte impariamo che dobbiamo fare i conti ripetutamente con i nostri limiti e la frustrazione che ne deriva.
Tutte prima di arrivare ad una certa fase della maternità abbiamo delle idee, o, meglio dire, degli "standard ideali" a cui aderiamo.
E' poi la realtà che ci costringe a rivederli.
Tutte noi vorremmo sempre dare il meglio ai nostri figli ed essere il meglio per loro, ma, ben presto, ci rendiamo conto che le cose stanno diversamente da come ci eravamo immaginate e che, nonostante tutto l'impegno e l'amore di questo mondo, nessuna mamma è perfetta... anzi!

Da professionista aggiungo che - se mai esistesse una madre "perfetta" - sarebbe deleteria per un sano sviluppo dei figli... quindi facendo del nostro meglio, nella maggior parte dei casi, possiamo stare tranquille.

Nulla di irrimediabile è accaduto.
A Lei è stata offerta precocemente questa lezione: la colga, porti con sé cosa Le ha insegnato, asciughi le lacrime, sorrida a Sua figlia e vada avanti, se può.

Non dovesse farcela, dovesse sentire che quella "sofferenza dell'anima" nonostante tutto non se ne va, non esiti e non si vergogni a chiedere aiuto prima possibile.
La maternità è una fase delicata e può succedere che sia necessario proprio in quel frangente aprire la possibilità ad un percorso con un lavoro su se stesse per noi e per i nostri figli.

Chiudo ricordandole che il suo seno resta una parte preziosa di Lei: quella a cui stringere a sé le persone che ama: la crescita e lo sviluppo passano non solo dal latte ma, ancora di più, dal nutrimento affettivo.

Un abbraccio,
SM


D.ssa Stefania Macchieraldo

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